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Cronaca

«Zitta e abbassa lo sguardo». Insultata e picchiata dal compagno ipergeloso

Il 44enne non potrà avvicinarsi né comunicare con la donna e la madre di lei, perseguitate e minacciate. La misura cautelare è stata applicata dal gip e notificata dalla Squadra Mobile

Era ipergeloso e ossessionato dall’idea che la compagna potesse tradirlo con chiunque. «Zitta e abbassa lo sguardo» le diceva quando uscivano insieme per locali, temendo che incrociasse lo sguardo di altri uomini. La relazione dopo un anno si è trasformata in un inferno per la vittima e per la madre di lei, che hanno trovato il coraggio di denunciare alla polizia l’uomo di 44 anni a cui ieri gli agenti della Squadra Mobile, guidati dal capo Carlo Pinto e coordinati dalla Procura, hanno notificato la misura cautelare del divieto di avvicinamento e di comunicazione con le due donne, su disposizione del gip. 

Il procedimento penale nasce dalle numerose segnalazioni di maltrattamenti e atteggiamenti persecutori giunte al 118 e al 113 da parte di testimoni occasionali per gli atteggiamenti aggressivi e minacciosi da parte dell’uomo. La compagna, ascoltata dagli investigatori della Squadra Mobile, ha confermato che sin dall’inizio della loro relazione (estate del 2018) lei e il suo compagno litigavano, soprattutto per motivi di gelosia. L’uomo era sempre ossessionato dal fatto che lei potesse tradirlo al punto che, anche quando erano insieme nei locali, le diceva di guardare per terra per non incrociare lo sguardo degli uomini presenti. La situazione è andata via via degenerando fino a quando l’uomo ha cominciato a cambiare comportamento nei suoi riguardi, fino a passare agli insulti e poi alle violenze fisiche. 

L’attività investigativa ha permesso di avere una chiara riprova dei maltrattamenti, anche grazie all’analisi delle chat Whatsapp, dei file audio contenuti nel telefono della vittima e delle dichiarazioni dei testimoni. Ad aggravare la posizione del 44enne, le condotte persecutorie nei confronti della madre della sua campagna. La dettagliata ricostruzione dei fatti permetteva di delineare un preciso quadro indiziario tale da far ritenere sussistente il concreto e attuale pericolo che l’indagato potesse rendersi protagonista di nuovi episodi di maltrattamento ai danni della compagna e della madre, se non reati di gravità maggiore, con evidente rischio per l’incolumità e l’integrità psichica delle due donne. Di qui il divieto di avvicinamento e di comunicazione con qualsiasi mezzo, disposto dal gip.  

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