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Cronaca Senigallia

Omicidio di Roncitelli, il killer: «Ho mirato alle gambe, mi avrebbe ucciso prima lui»

Nell'interrogatorio il pensionato ha ammesso di aver sparato al figlio ma di aver mirato alle gambe. Stando alla sua versione dei fatti l'uomo viveva da anni in un clima di terrore vessato dai continui atti violenti del 26enne

«Un gigante violento pronto a tutto». Loris Pasquini descrive così suo figlio Alfredo, 27enne morto ieri sera per un colpo di pistola sparato dal padre al culmine di una pesante lite nella loro casa di campagna in via Sant'Antonio, a Roncitelli. Il ferroviere in pensione si è lasciato andare ad un lungo racconto davanti ai carabinieri di Senigallia. Durante l'interrogatorio durato più di due ore ha dichiarato: «Se non avessi sparato io mi avrebbe ammazzato lui a bastonate. Volevo colpire alle gambe, non avevo intenzione di ucciderlo». Loris da sette anni viveva in casa con il figlio in un clima di pesante esasperazione per via dei continui atti violenti del giovane. «Data la sua stazza - racconta il 72enne - era impossibile opporsi a botte e ceffoni e così io e la mia compagna molto spesso dovevamo chiuderci a chiave in camera da letto la notte». Il settantenne ha raccontato che suo figlio non avrebbe fatto altro che sperperare soldi in droga e molto spesso si sarebbe rifiutato di prendere i medicinali che lo psichiatra gli prescriveva. Era infatti seguito dal centro di salute mentale di Senigallia ma su questo punto i miliari del Comando Provinciale, diretti dal colonnello Cristian Carrozza, stanno ancora indagando. 

La versione di Loris 

In merito alla serata di ieri il pensionato, difeso dall'avvocato Roberto Regni, racconta ai militari: «In casa eravamo io, la mia compagna, mio figlio e un suo amico che non conoscevo. Alfredo mi ha chiesto di accompagnare questo suo conoscente alla fermata dell'autobus alle cinque del pomeriggio. Così ho fatto ma appena questa persona è scesa dalla macchina siamo rimasti io e lui: mio figlio ha iniziato a darmi dei colpi molto forti e a urlarmi addosso, poi siamo scesi, ha preso un pezzo di legno e ha iniziato a bastonarmi. Io ho parato un colpo con la mano sinistra che ora è completamente gonfia ma lui non la smetteva». Nel tentativo disperato di fermarlo la moglie di Loris ha separato il figlio dal padre ma quest'ultimo è rientrato in casa e ha tirato fuori la pistola da un armadietto (che era detenuta illegalmente). Poi è uscito fuori e lo ha colpito mentre cercava di avventarsi nuovamente contro di lui. «Ho mirato alle gambe, non ricordo neppure di averlo colpito al collo». Frazioni di secondo confuse che il padre racconta come un fiume in piena davanti ai militari ribadendo più volte che il suo gesto è stato dettato dall'esasperazione: «Se non l'avessi colpito - ripete più e più volte Loris - sarei morto». 

In attesa dell'autopsia 

Ora l'uomo si trova nel carcere di Montacuto ed è prevista per il 1 aprile alle 10 l'udenza di convalida (in modalità telematica) davanti al Gip Sonia Piermartini. Nel frattempo il pm Paolo Gubinelli ha dato mandato al dottor Raffaele Giorgetti di eseguire l'esame autoptico per accertare le cause della morte e per verificare i riscontri relativi alle tracce ematiche. La casa di campagna è attualmente sotto sequestro così come la pistola. Il porto d'armi era stato revocato al pensionato dopo le accuse di violenza domestica denunciate dall'ex moglie dell'uomo nonché madre di Alfredo. 

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