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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Montirozzo / Via Giambattista Pergolesi

«Dietro al bancone non sorridevo più», la storia di Federico: da barman a liutaio

Federico Giungi ha passato gli ultimi 7 anni come barman in giro per il mondo fino ad aprire un locale in città con alcuni amici. Poi ha deciso di di costruire chitarre

Federico ha passato gli ultimi sette anni come barman in giro per il mondo: Irlanda, Inghilterra, Belgio, in mezzo al mare sulle navi da crociera e perfino in Australia. Poi ha deciso di restare nella sua città, Ancona, per aprire il Borgo Rodi Bar insieme agli amici Francesco e Alessia. Un giorno di due anni fa però «è scattato qualcosa nella testa» e Federico Giungi, 29 anni con la passione per la musica, ha capito che quella non era più la sua strada. Ha deciso di cambiare tutto per diventare artigiano e oggi nel laboratorio di via Gianbattista Pergolesi costruisce chitarre e bassi: «Ancora lo faccio per hobby, costruisco e riparo strumenti per gli amici e i conoscenti che me lo chiedono, nel giro di un anno e mezzo vorrei aprire un laboratorio vero e proprio, mettermi in regola con la burocrazia e fare di questa attività la mia professione». Mentre si racconta, Federico leviga a mano un pezzo di legno che sta per diventare la sua quinta chitarra artigianale. Una di queste sta suonando in giro per l’Europa nel tour del gruppo fanese Soviet Soviet. 

Un passo indietro, però. Tutto è iniziato con quel “qualcosa scattato in testa” durante una giornata di lavoro dietro al bancone del bar. Cosa è successo? «Non avevo più pazienza per rispondere alle esigenze dei clienti, anche qui lavorerei a contatto con il pubblico ma c’è una differenza tra quando una persona entra da un professionista e quando entra in un locale di ristorazione chiedendo un caffè senza nemmeno salutare». Federico quel lavoro lo amava e la gente lo apprezzava come barman: «ma non riuscivo più a sorridere o a sopportare i racconti dei clienti, quindi mi sentivo in colpa nei confronti miei e dei clienti che non meritano un barman che non sorride, ma soprattutto nei confronti di Francesco e Alessia». Ad accendere l’ultima scintilla sono stati proprio i due amici: «Vedevano come stavo e mi hanno detto che avrei dovuto fare qualcosa che mi facesse stare ben. MI hanno capito, sostenuto e hanno fatto quello che fanno i veri amici». Era il 2016, Federico si era rivolto ad un liutaio di Osimo Stazione che è diventato il suo maestro: «Mi ha dato l’opportunità di stare con lui per un anno e mezzo e lo ringrazio perché mi ha insegnato tante cose, certo non tutto perché questo lavoro non lo impari in poco tempo». 

Dalla fine del 2017 è Federico a costruire chitarre. Alcuni amici di famiglia, titolari del locale accanto, hanno affittato una parte degli spazi e quella restante è diventata il suo laboratorio fatto di due sale sale dove si respira l’odore del legno. Sul tavolo accanto all’ingresso, stretto in una morsa, c’è il corpo di una chitarra in monoblocco di legno che aspetta di essere sagomato a mano con un piccolo strumento metallico. La tecnica si chiama carving e le grandi case produttrici la applicavano ormai 50 anni fa: «A fine giornata vedo cosa ho realizzato, lo tocco, quando l’amico si viene a prendere la chitarra e mi dice grazie so che è un grazie sentito». L’artigianato però è al tramonto: «Non ho paura, la vita mi ha messo davanti a problemi maggiori e dentro ho resilienza da vendere. La vita è bella e non mi spaventa. Perché non provarci? Guadagno poco e niente, ma oggi non è quello l’importante. Si può rinunciare ad andare a cena fuori o a far serata, ma la soddisfazione di costruire qualcosa non ha prezzo»

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