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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lavoro, Marche terzultima in classifica: oltre mille contratti stabili in meno da gennaio

L’analisi dei dati é dell’INPS e sono stati elaborati dall’IRES CGIL Marche e relativi ai primi otto mesi del 2017, cioè dal gennaio fino ad agosto

Nelle Marche si conferma una crescita inarrestabile della precarietà, percentualmente quasi il doppio rispetto alla media nazionale. L’analisi dei dati dell’INPS, elaborati dall’IRES CGIL Marche, e relativi ai primi otto mesi del 2017, restituiscono un quadro articolato e difficile dal quale emergono diverse problematiche. Le assunzioni a tempo indeterminato sono 13.690, 1.151 in meno (-7,8%) rispetto allo stesso periodo del 2016, e -10.791 (-44,1%) rispetto al 2015. I contratti stabili rappresentano solo il 9,8% degli avviamenti mentre, nel 2015, erano oltre il 22,4% del totale dei contratti. Aumentano significativamente le cessazioni dei contratti a termine (+40%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un segno evidente di un utilizzo indiscriminato di contratti a termine di brevissimo periodo. Il saldo tra assunzioni e cessazioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato è negativo per 9.116 contratti cioè i licenziamenti di tempi indeterminati sono maggiori delle assunzioni nei primi otto mesi dell’anno. Anche questo è un effetto negativo del Jobs act che ha fornito alle imprese la possibilità di licenziare più facilmente.

Picco vertiginoso del lavoro precario con 69.981 avviamenti a tempo determinato (+40,9% rispetto al 2016) e 18.617 contratti stagionali, insieme rappresentano ormai l’85,3% delle assunzioni complessive. Unica nota positiva, la crescita anche dei contratti di apprendistato con 3.258 assunzioni (+976 rispetto al 2016, pari a +42,6%). Nelle Marche, il crollo dei contratti a tempo indeterminato registra percentuali di quasi doppio più alte rispetto al dato nazionale. La nostra regione risulta essere la terza peggiore dopo il Trentino Alto Adige e la Valle D’Aosta. «I contratti di lavoro attivati nelle Marche nel 2017 aumentano del 36% rispetto allo scorso anno ma crescono solo quelli precari mentre crollano quelli stabili - spiega Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche - Questo è un chiaro segnale che descrive il tipo di sviluppo che nella nostra regione si sta consolidando: un’impresa che compete sul costo del lavoro non ha speranza di sopravvivere alla crisi. Invece che attendere gli sgravi nazionali, le aziende s’impegnino per consolidare l’occupazione.

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