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Cronaca

Pietro, il cuore in Ucraina: «Fratelli e nipoti in cantina tra gli allarmi aerei»

Ad Ancona dal 2000, Pietro si è fatto parte attiva della raccolta di aiuti destinati alla sua Ucraina: «Ad anconetani e marchigiani posso solo dire grazie»

ANCONA - Pietro è arrivato ad Ancona dall’Ucraina nel maggio del 2000. Non era stupito della situazione difficile in Donbass perché, spiega, in quella parte di Ucraina i conflitti non sono iniziati nel 2022 bensì nel 2014: «Però no, che saremmo arrivati a questo punto della storia non me lo sarei mai aspettato, speriamo che questo bagno di sangue finisca presto». Moglie e figlio sono ad Ancona, ma il pensiero che va a sorelle, fratelli e nipoti a Ivano-Frankivs'k è costante e morde lo stomaco notte e giorno. 

Il rifugio in cantina

Ivano-Frankivs'k si trova nella parte occidentale dell’Ucraina, a sud di Leopoli e a nord del confine con la Romania. «Ho parlato con i miei familiari là verso le 23 di ieri e c’era un allarme bombardamenti- racconta Pietro, che ha preferito omettere il cognome- mia sorella e i figli erano in un rifugio scavato in cantina, i combattimenti veri e propri là non sono ancora arrivati ma la paura è tanta». Parole scandite in perfetto italiano, ma con la voce che trema. Pietro, a 53 anni, racconta che inizialmente aveva pensato di partire e tornare nel suo Paese, ma poi ha preferito attivarsi concretamente per inviare aiuti direttamente da Ancona insieme alla comunità ucraina delle Marche: «Siamo molto uniti, ci siamo chiesti cosa potevamo fare da qui- racconta l’uomo- da 8 anni la comunità invia aiuti in Donbass, perché li si combatte da molto prima, però fino a qualche settimana fa era più facile. I pullman arrivavano direttamente dall’Ucraina, adesso è diverso, dobbiamo organizzarci noi per far arrivare gli aiuti al confine. Dove di preciso? No, questo non posso dirlo, scusa, comprenderai». Come diversi ucraini in Italia e nel mondo, forse tutti, anche Pietro ha conoscenti che in questo momento imbracciano un fucile: «Non familiari, ma conoscenti sì. Spero solo che questa storia finisca presto perché avere una guerra in questo secolo è una follia, roba da film, ma forse no, neanche al cinema una cosa del genere». 

Ondata di solidarietà

«Voglio ringraziare di cuore l’ondata di solidarietà che si è levata da Ancona e non solo- ha detto Pietro- e mi voglio scusare con quanti mi hanno cercato al telefono ma non sono riuscito a rispondere perché sono stato impegnato nella raccolta. Sai però, in questi momenti anche la testa…». Poi il momento dei saluti: «Devo andare, oggi per la prima volta dopo diversi giorni sto tornando a lavorare». Con la paura in testa e quel morso allo stomaco.  
 

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