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Cronaca

«I miei fratelli dell'Isis hanno fatto bene a sparare a Charlie Hebdo»: 21enne a processo

E' la frase che un giovane avrebbe urlato in faccia ai Carabinieri di Ancona dopo che questi lo avevano portato in caserma per degli accertamenti. Ora il 21enne dovrà rispondere del reato di apologia del terrorismo

«Hanno fatto bene in Francia i miei fratelli dell'Isis che hanno ucciso 18 persone e sparato ai poliziotti». E' questa la frase choc urlata in faccia ai Carabinieri di Ancona da un marocchino di 21 anni che ha dato in escandescenze dopo esser stato accompagnato in caserma per degli accertamenti. Non contento il ragazzo, con precedenti penali per fatti relativi a casi di furto, ha proseguito accanenendosi contro i militati insultandoli: «La Polizia e la legge italiana non servono a nulla. La giustizia in questo Paese di m...non serve a nulla e i giudici rubano solo lo stipendio come fate anche voi sbirri». Parole pesantissime che stamattina gli sono valse il rinvio a giudizio per il reato di apologia del reato di terrorismo. Dunque per il Gup Francesca Zagoreo non ci sono dubbi: questo caso dovrà essere discusso in un processo ordinario di fornte al giudice monocratico. Prima udienza fissata per il 10 maggio, quando l'imputato si presenterà insieme al suo avvocato Elisa Gatto, che tenterà di sostenere come non sussistano i presupposti per quello specifico capo d'accusa. Infatti secondo la legale anconetana, fu una frase detta in un momento di rabbia da parte di un ragazzo che non pensa davvero quanto detto.

E' successo tutto la sera del 25 genanio 2015 quando il marocchino, in compagnia di un amico, è stato fermato da una gazzella a seguito di una segnalazione per schiamazzi notturni. I  Carabineiri hanno fermato i due Nordafricani dopo una serata passata a bere in un locale e li hanno accompagnati in caserma. Secondo quanto sostenuto dal 21enne, non facevano schiamazzi, ma avevano cominciato a inveire contro un'auto che non aveva dato loro la precedenza ad incrocio rischaindo di investirli. Poi, una volta arrivati in caserma, è salita la sua insofferenza. Poi quelle frasi gravi, gravissime. Al punto che sarà un processo a decidere se effettiamente il marocchino si sia macchiato del reato di apologia di terrorismo. 

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