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Cronaca

Libri: da "Doric Hotel" a "Puoi chiamarmi Luca", parla Luisa Mazzocchi

Luisa Mazzocchi è anconetana ed è autrice di due romanzi. Dopo il grande successo di "Doric Hotel", l'autrice ha deciso di proseguire con una nuova sperimentazione narrativa, da cui è nato il secondo lavoro

Luisa Mazzocchi, anconetana, è autrice di due romanzi. Dopo il grande successo di "Doric Hotel", l'autrice ha deciso di proseguire con una nuova sperimentazione narrativa, da cui è nato "Tu puoi chiamarmi Luca". Un cambio radicale rispetto il primo successo. Doric Hotel è un libro in cui la protagonista, dopo l'incontro con un "fantasma" si tufferà alla ricerca di una verità nascosta. Sullo sfondo di questo giallo, storie di amicizia e di amore che ci regalano anche un insegnamento. Con il secondo libro la Mazzocchi si allontana dal romanzo che fa sognare e matura la volontà di affrontare un tema più "attuale". Quello di un uomo che finisce in carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Una storia non meno emozionante, soprattutto se si tiene conto che è tratto da una storia vera

Luisa di che cosa parla il tuo secondo lavoro "Puoi chiamarmi Luca"?

Per il mio secondo romanzo mi sono ispirata, in parte, a un caso effettivamente accaduto circa tre anni fa al porto di Ancona. In realtà, in tutta la mia storia ci sono in moltissimi spunti che traggono origine dagli innumerevoli episodi raccontati dalla cronaca "penitenziaria" e sindacale del nostro paese. Tutto quello che ho raccontato in "Puoi chiamarmi Luca" è purtroppo assolutamente verosimile. Sentivo il dovere e il desiderio di far conoscere ai miei lettori una realtà lavorativa estremamente difficile e delicata: ecco perché il protagonista della narrazione, Luca De Feudis, ricopre il ruolo di un assistente capo della polizia penitenziaria. Nel romanzo il personaggio di Luca conosce, durante un piantonamento in ospedale, Guiomar De Marco Silva, uno sfortunato detenuto portoghese condannato ingiustamente per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per di più vittima di un odioso pestaggio subito in carcere. Tra i due personaggi nasce subito un'intesa dettata dalla sensazione di essere sorprendentemente simili. La loro amicizia si rivela, tuttavia, molto difficile. Il regolamento carcerario impone agli agenti il divieto di confidenza con i detenuti; lo stesso Guiomar viene preso di mira da tre detenuti romeni particolarmente violenti, gli stessi feroci criminali che si impegnano a nascondere una ben più amara verità agli occhi delle autorità investigative italiane. Nello sviluppo degli eventi è determinante l'entrata in scena dell'anconetana Paola Petrolati, affascinante avvocato difensore di Guiomar, un personaggio combattivo e tenace destinato a prendere le redini della situazione quando ormai tutto sembra irrimediabilmente compromesso. Ho cercato di lavorare alla trama seguendo lo stile narrativo del mio romanzo d’esordio: nessuna ridondanza, un linguaggio semplice e diretto, la voluta attenzione alla psicologia del lettore affinché nulla possa distrarlo durante la lettura del libro.

Perchè, dopo il successo di Doric Hotel legato anche all'ambientazione nostrana, hai intrapreso una strada completamente diversa?

È una domanda che mi hanno fatto in molti, specie da parte di quei lettori che si aspettavano una sorta di seguito della storia di Lara Isabel e Dora. Il discorso è, in realtà, molto ampio e deriva inevitabilmente dal mio modo personale di concepire la scrittura. Essere uno scrittore “non professionale” garantisce infatti una certa libertà di azione: si è liberi dall’obbligo commerciale di seguire saghe, tormentoni, cliché vari che accontentino solo lettori affezionati e casa editrice (basta vedere quello che va di moda in libreria). Nel mio modo di pensare, il romanziere è soprattutto un grande osservatore del mondo, anzi nel mio specifico caso credo che il fatto di essere una forte e attenta osservatrice dei vari comportamenti umani mi abbia facilitato non poco nel paziente lavoro di costruzione dei miei personaggi. I momenti di ispirazione per me sono frequenti, a tratti “fulminanti”, ecco perché ho scritto due romanzi di genere diverso. I lettori più attenti hanno comunque notato che entrambe le storie hanno importanti elementi in comune: l’amicizia tra diversi, l’amore tormentato, l’inchiesta, il messaggio di speranza, la trattazione di importanti argomenti di rilevanza sociale. In sintesi, mi riconosco in pieno in tutto ciò che scrivo perché è in questa maniera che descrivo i miei modi di essere.

Che cosa c'è nel futuro di Luisa Mazzocchi?

Nel mio futuro letterario? Beh, nei miei sogni irrealizzabili non mi dispiacerebbe vivere di scrittura, anche se in Italia gli autori di mestiere si contano veramente sulle dita di una mano. Scherzo, ovviamente. Purtroppo la mia vita impegnatissima di lavoratrice e di madre di famiglia mi permette ben pochi spazi da dedicare a questo mio sfogo creativo che ormai mi è essenziale per sentirmi veramente realizzata. Ho già provveduto, tanto per anticiparvi qualcosa, alla stesura del mio terzo manoscritto, attualmente in fase di revisione. Qui si assisterà ad una svolta ancora più azzardata: il romanzo di genere umoristico. Quando alcuni giorni fa ne ho riletto alcune pagine, ho pensato che l’avesse scritto una Luisa irriconoscibile. Sicuramente sarà questo che diranno i miei futuri lettori, non ho dubbi! In realtà, è solo un altro aspetto della mia personalità che ho voluto svelare al pubblico, niente di strano quindi. Nel mio futuro mi piacerebbe continuare a presentare i miei testi nelle scuole. Finora le mie esperienze hanno interessato il liceo “C.Rinaldini” , l’Istituto tecnico “Vanvitelli Stracca Angelini” di Ancona e le scuole medie “G.Ferraris” di Falconara Marittima. Il mio sogno più ambizioso sarebbe però un altro: la trasposizione cinematografica dei miei romanzi, specie del “Doric Hotel”, una storia che potrebbe infatti rilanciare alla grande l’immagine dimenticata della nostra bellissima Ancona storica. Magari chissà, Anconatoday potrebbe darmi una mano in tal senso: offresi copione e set cinematografico ad Ancona. Mica male".

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