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Cronaca

Insulti razzisti alla baby calciatrice: «Mangiabanane». La reazione della mamma: «Siamo nel 2022, la schiavitù è finita da un pezzo»

Un episodio increscioso accaduto domenica 30 ottobre durante il match di calcio femminile under 17 tra la Alma Juventus Fano e l’Ancona Respect. Un genitore inveisce contro la giocatrice di colore

ANCONA - E’ successo durante le battute finali della partita di domenica scorsa (30 ottobre). Sul rettangolo di gioco le due squadre di calcio femminile under 17: Alma Juventus Fano, che giocava in casa, e Ancona Respect. Nelle fasi concitate di fine partita una paio di episodi hanno fatto inalberare un genitore di una giocatrice dell’Alma Juventus. A quel punto è partito il battibecco con la quindicenne di origini nigeriane, ma nata ad Ancona, della squadra dorica che in quel frangente si trovava in panchina, proprio a ridosso della tribuna dove sedeva l’uomo. Alla fine del match è volata la parola di troppo: «mangiabanane» le avrebbe detto il fanese. Insulto sentito forte e chiaro dalla ragazzina che sul momento ha fatto finta di niente. Ma ad accorgersi è stato anche un altro genitore di una calciatrice dell’Ancona Respect che avrebbe reagito prendendo le difese della ragazzina. 

Le reazioni 

«Siamo nel 2022 - commenta affranta Blessing, la mamma della minorenne insultata - la schiavitù è finita da un pezzo, eppure succedono ancora fatti legati al razzismo». La donna racconta il suo stato d’animo con un filo di voce, intrisa di una tristezza immensa. «Non è neanche la prima volta che le succede - racconta -. Ciò che mi fa rabbia è che mia figlia debba lottare tutta la vita per essere accettata. Questo mi fa veramente male». Oltretutto, ad un’età in cui si è ancora così fragili e vulnerabili, trovarsi ad essere vittime di razzismo può avere ripercussioni molto gravi sulla personalità. «Mia figlia non deve lasciare lo sport - ribatte con forza la mamma -, il calcio è ciò che più ama. E deve continuare nonostante questi episodi». E a spegnere l’amarezza nel cuore della ragazzina non sono bastate le scuse subito arrivate dalla società sportiva fanese. «Onestamente mi sento ormai rassegnata - ha detto la calciatrice -, ma so bene che se dovessi restare in silenzio di fronte ad avvenimenti del genere, non supereremo mai questo problema». Nonostante la giovane età, la ragazza è forte e tenace. «Quello che è successo a me, lo stanno passando tanti altri ragazzi più piccoli o più grandi di me - dice -. E’ dalle scuole elementari che sono vittima di bullismo e razzismo. A volte sono tornata a casa da mia madre in lacrime maledicendo il colore della mia pelle». Parole che fanno tremare i polsi, che raccontano la sconfitta culturale di una società ancora in preda ai retaggi più ignobili di secoli oscuri e di grande arretratezza. «Se fosse stato mio padre ad aver detto quelle parole mi sarei vergognata a morte» incalza la ragazzina. «E che esempio pensa di dare quel signore alle proprie figlie?» si chiede la mamma. Una domanda che piomba nel silenzio di una sola e unica risposta che ci troviamo a reprimere per la stessa rassegnazione che prova la 15enne. Perchè troppo spesso la cronaca racconta fatti di questo genere, che sia la vittima una giovane atleta di provincia o la pallavolista più forte al mondo. L’ignoranza non smette mai di alimentare una certa dissenteria verbale, e trova sempre nella diversità la migliore valvola di sfogo. Che poi, diverso da chi?

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