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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Nuovo Inrca ad Ancona Sud, Genga: «Pronto entro i prossimi due anni»

Il punto sui lavori è stato illustrato a margine della presentazione del report di attività quinquennale dell’Inrca. Sarà un ospedale da circa 300 posti letto

Il nuovo Inrca all’Aspio di Camerano pronto nei prossimi due anni, a dare il via al conto alla rovescia è stato il direttore dell’ospedale geriatrico, Gianni Genga.  «L’ultima novità era la più attesa di questi ultimi mesi. A giugno era stato firmato il contratto con la nuova ditta, a luglio era stata firmata la consegna parziale del cantiere consentendo all’impresa di subentrare nel cantiere e fare le prime opere di messa in sicurezza sulla parte interrata. Ora è stata firmata la consegna definitiva che consente alla ditta di subentrare ufficialmente e pienamente nel cantiere ed avviare il cantiere nel suo complesso». Via dunque al cronoprogramma biennale: «La prima parte dei lavori sarà dedicata alla stabilizzazione e alla messa in sicurezza globali, che sono già a buon punto anche come antisismica. Poi partirà il cantiere vero e proprio, il completamento dell’opera è previsto nei prossimi due anni. Sarà un ospedale di circa 300 posti letto più i posti letto tecnici. E’ un ospedale che in prospettiva metterà insieme al parte geriatrica e l’ospedale di rete di Osimo, un’occasione strategica anche a supporto dell’ospedale Regionale di Torrette».

Il punto sui lavori è stato illustrato a margine della presentazione del report di attività quinquennale dell’Inrca. «Si è agito in un’ottica di legittimazione delle specificità dell’Inrca- ha spiegato il Presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica, Monsignor Vinicio Albanesi-a partire dal nuovo ospedale di rete di Ancona sud, dove si è favorito il confronto per un progetto in grado di coniugarsi con le esigenze della ricerca. Un’opportunità, quella della nuova struttura, per ripensare l’intera catena di assistenza per la terza età».

Nelle Marche il numero degli over 65 ha superato il 25%. «Curare l’anziano – conclude Monsignor Albanesi- significa assisterlo quando la malattia è diventata cronica e prenderlo in carico in un processo che non lo abbandona mai».

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