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Cronaca Porto di Ancona

Incendio porto: esclusi reati ambientali, ma ecco la consulenza sui pannelli fotovoltaici

Il pm Bilotta ha incaricato un tecnico di stilare una consulenza per rispondere alla domanda: che cosa ha scatenato il rogo che ha devastato il porto di Ancona?

La procura di Ancona esclude, almeno per ora, reati ambientali per l’incendio che, nella notte tra il 15 e il 16 settembre scorso, ha devastato l’intera area ex Tubimar del porto. Si va dunque verso un’indagine, quella diretta dal pm Irene Adelaide Bilotta (foto in basso), che poco avrà a che fare con problemi inerenti l’ambiente e la salute. Non perché quella nube non contenesse sostanze tossiche, anzi ce ne erano e poi come, bensì perché, lo ha certificato l’Arpam, il quantitativo nell’aria di prodotti come il poliuretano e il silicio é rimasto al di sotto di parametri standard, oltre i quali per la legge si possono ipotizzare conseguenze all’ambiente o alla salute. Inutile dunque anche un’indagine epidemiologica su chi avesse riscontrato problemi respiratori anche lievi, come ragionato in fase iniziale dagli inquirenti. Tanto, per le leggi vigenti in Italia, non si configurerebbero reato. 

La consulenza tecnica 

Dunque si passa oltre. All’unica domanda che ad oggi conta davvero: cosa ha scatenato quell’inferno? I vigili del fuoco, come concludono nella loro relazione, non hanno potuto dare una risposta perché non vi sono tracce di innesco. E così, mentre la Squadra Mobile con l'attività investigativa, il pm Bilotta chiede aiuto al consulente Gianluigi Guidi di Bologna, nel cui curriculum spiccano i titoli di chimico, ingegnere ed esperto di prevenzione incendi. Sarà lui a stilare una consulenza dopo aver cercato tra quei 40mila metri quadrati di macerie, partendo però da un elemento al centro dell’indagine: i pannelli fotovoltaici. 

Pannelli fotovoltaici sotto la lente

Infatti parrebbe che dal rogo, siano rimasti intatti alcuni inverter. Che cosa sono? Una sorta di quadro elettrico il cui compito è convertire la corrente continua generata dai pannelli in corrente alternata, contribuendo ad ottimizzare il funzionamento dei pannelli, segnalando eventuali anomalie e protegge il sistema da blackout o sovratensioni. Lì potrebbe esserci la chiave di tutto o forse solo la possibilità di dimostrare che i pannelli fotovoltaici non c’entrano nulla. In ogni caso un passo avanti per l’inchiesta dove il reato resta quello di incendio, ma senza alcun indagato. 

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