Ferite alla testa e agli arti, i primi riscontri dell'autopsia: Ilaria aveva provato a difendersi
E' quanto trapela dai risultati della autopsia che si è svolta ieri sul corpo di Maiorano, la 41enne trovata morta a Padiglione di Osimo. L’avrebbe uccisa il marito a botte
OSIMO - Ilaria Maiorano aveva diverse ferite e lesioni circoscritte alla testa e agli arti, le braccia, compatibili con un gesto estremo di difesa e non con una caduta dalle scale. Trapela dei risultati dell'autopsia sulla 41enne, madre di due figlie di 5 e 8 anni, trovata morta martedì a Padiglione. Gli esiti del riscontro autoptico non hanno ancora chiarito l'orario della morte e serviranno altri approfondimenti tossicologici per definire l’arco temporale in cui la giovane mamma ha smesso di vivere. La donna sarebbe morta in un tempo breve dopo l'aggressione. Il marito, Tarik El Ghaddassi, 42 anni, è in stato di fermo per omicidio volontario aggravato e domani mattina affronterà l’udienza di convalida che si terrà alle 11, in carcere. Sarà assistito dall’avvocato Domenico Biasco.
L’uomo, muratore a chiamata, che stava scontando i domiciliari per evasione, potrà rispondere alle domande del giudice o avvalersi della facoltà di non rispondere. La sua posizione si sta complicando, non coincidono le dichiarazioni rese il giorno del ritrovamento della moglie, morta, fatte durante l’interrogatorio in casera, ad Osimo, al sostituto procuratore Daniele Paci. Tarik aveva parlato di "un incidente" con la moglie caduta dalle scale durante un litigio scoppiato per gelosia. I primi risultati dell'autopsia infatti, avvalorerebbero la tesi che la donna sia stata colpita più volte e, probabilmente, non solo a mani nude ma anche con calci, con un oggetto o sbattuta su qualche mobile. Il breve tempo intercorso tra l'aggressione e la morte sembrerebbe contraddire anche la versione fornita dal marito secondo cui, dopo la colluttazione avvenuta la sera precedente e una caduta dalle scale di lei, sarebbero andati a dormire in camere separate e lui l'avrebbe trovata morta a letto la mattina seguente. Si cerca ancora l’arma o le armi del delitto che potrebbero corrispondere a un oggetto contundente non appuntito e non da taglio. Oggi c’è un nuovo sopralluogo degli inquirenti nel casolare di via Montefanese 149, di proprietà di un istituto religioso: si cerca tra il mobilio della casa dove Ilaria viveva con le due bimbe e il marito Tarik, di origine marocchina.