«Continuo a crederci e voglio convincere anche voi», commozione alla fiaccolata per Domenico e Marina
Nutrita partecipazione alla fiaccolata di solidarietà per Domenico Di Michelangelo e Marina Serraiocco, la famiglia di Osimo tra i dispersi del Rigopiano. Il loro bambino resta in ospedale
«Sono convinto che Samuel tornerà presto con i suoi genitori. Continuo a crederci e voglio che continuino a crederlo i miei genitori ed anche voi che siete qui». Sono queste le parole commosse di Alessandro Di Michelangelo. Parole piene di speranza e di forza, al termine della fiaccolata dedicata a suo fratello Domenico e sua cognata Marina. Una passeggiata silenziosa per le vie del quartiere che li ha visti crescere e dove si ritrovano con la comitiva che si faceva chiamare i ragazzi del muretto.
Domenico Di Michelangelo, il poliziotto in servizio ad Osimo ed originario di Chieti, insieme alla moglie Marina Serraiocco, è ancora nell'elenco dei dispersi dell'Hotel Rigopiano di Farindola. La fiaccolata è partita dalla chiesa del Sacro Cuore, attraverso via d'Aragona, fermandosi qualche minuto in via Smargiassi, davanti alla casa in cui la famiglia Di Michelangelo ha vissuto per alcuni anni. In testa al corteo c'è Alessandro, anche lui poliziotto, in servizio a Chieti, che con gli amici sorregge lo striscione con il messaggio: «Dino, Marina, Samuel vi aspetta e anche noi». Al corteo hanno partecipato anche il sindaco Umberto Di Primio e molti appartenenti alla Polizia di Stato.
Una volta finito il percorso si rientra in chiesa. Alessandro prende la parola e davanti agli amici di sempre ed a chi ha voluto partecipare alla fiaccolata, racconta di essere riuscito a trovare tutta questa forza grazie alla fede ed alla vicinanza di tantissime persone negli ultimi giorni: «In questo posto io e mio fratello siamo cresciuti. Solo grazie alla fede che ho riscoperto, ed alla preghiera, sto avendo la forza di andare avanti e soprattutto di darla ai miei genitori ed alla mia famiglia. Giorni fa ho ringraziato quegli angeli che hanno salvato subito mio nipote e che hanno rischiato veramente la vita per arrivare in quelle zone. Ora mi tocca ringraziare voi che mi state vicino. Ho ricevuto centinaia di messaggi anche con un semplice "non mollare" e questa ocsa mi ha caricato e fatto andare avanti».