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Lunedì, 25 Settembre 2023
Cronaca

«Mia figlia scappata da Kiev, il mio cuore è là con lei»

Hanna Skobalo, ucraina, racconta la paura di questi giorni per quello che sta accadendo nel suo Paese. «Per dormire devo prendere delle gocce»

ANCONA - «I miei familiari in Ucraina, sorella e nipoti, sono più forti di me. Io oramai sono ridotta a uno straccio. Prendo farmaci e gocce per riuscire a dormire». Hanna Skobalo è ad Ancona con il corpo, nella sua Leopoli con cuore e pensieri. Sua figlia, Alessia, è scappata da Kiev, dove studiava e lavorava. «Ci è riuscita perché aveva la macchina, ma chi non ce l’ha è rimasto bloccato a Kiev- racconta lasciandosi andare anche a qualche lacrima- l’ho chiamata mentre stava guidando. Per percorrere un tragitto di 6 ore ha impiegato due giorni e mezzo, perché la strada era piena di gente mentre sopra volavano gli aerei russi».

Pietro racconta la guerra vista da Ancona

L’altro pensiero è per Helena, una sua cara amica che si trova a Kharkiv, seconda città per popolazione dopo la capitale Kiev e vicina alla frontiera russa: «Stamattina ho provato a chiamarla, non ha risposto e ho pensato che per lei fosse tutto finito». Invece Helena è ancora viva, ha risposto a una chiamata pomeridiana: «Ha raccontato di trovarsi sotto casa, in in garage con altra gente. Ogni tanto escono a cercare cibo, ma poi arrivano i bombardamenti e rientrano conservando quello che hanno raccolto fuori. Non hanno acqua, hanno trovato una fontana, ma la situazione è dura. Ci siamo parlate per qualche secondo, poi è dovuta fuggire perché si sentivano le sirene ed è dovuta andarsi a rifugiare».  

«Kharkiv è una città universitaria-spiega Hanna- i russi ci chiamano “fratelli” e invece bombardano». Della guerra, Hanna ha saputo tramite un canale live attivo su youtube. «Il 23 febbraio sono andata a dormire guardando le notizie. La tensione si sentiva già da alcuni giorni, cioè da quando Putin aveva usato la parola “denazificare”. Ucraini nazifascisti? Tutte bugie. La mattina successiva, quando mi sono svegliata per andare al lavoro, ho visto che era cominciata la guerra e avevano bombardato aeroporti ucraini anche lontano dalla Russia. Ho urlato come una matta, ho svegliato tutti forse, perché ho visto che le bombe cadevano vicino casa mia. Ai miei connazionali dico "vi voglio bene", sono con voi e lo è tutta l'Europa. Se l’Ucraina perde questa chance per diventare libera dall’influenza russa, per noi ucraini sarebbe la fine di tutto». 
 

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