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Cronaca Torrette / Via Conca

Malati oncologici da Kiev ad Ancona, i medici: «Ascoltandoli sentiamo le bombe»

Due i pazienti in cura finora. Le parole di Giovanna Mantello, direttrice del reparto di Radioterapia dell’ospedale regionale di Torrette, e del dirigente medico Francesco Fenu

ANCONA - Giovanna Mantello è il direttore del reparto di Radioterapia dell’ospedale regionale di Torrette. Accanto a lei c’è il dirigente medico Francesco Fenu. Hanno appena salutato Petro, il secondo paziente oncologico arrivato dall’Ucraina per proseguire le cure ad Ancona. Non è routine. Petro, come l’altro paziente arrivato alcuni giorni fa sempre da Kiev, non ha con sé documenti clinici dettagliati. Era impossibile raccoglierli durante la fuga dal Centro Tumori di Kiev: «Ci basiamo su quello che raccontano loro e sugli esami eseguiti al loro arrivo nelle Marche; sanno riferire con precisione solo il numero di sedute effettuate  - spiega la dottoressa Mantello -  al primo paziente, ad esempio, abbiamo chiesto come era posizionato sul lettino dell'acceleratore in Ucraina, quanti giri la testata della macchina ha fatto intorno al suo corpo durante una determinata seduta - continua la dottoressa Mantello - abbiamo dovuto ricostruire da pochi elementi il volume già irradiato con molta probabilità con tecnica semplice, per poi integrare la pianificazione  con la tecnica conformata e modulata disponi-bile nel nostro centro, per completare le cure con il massimo rispetto de tessuti sani». 

Il trattamento 

«Entrambi i pazienti sono contatti diretti dell’oncologia, venuti in Italia per conto proprio e facendo riferimento ai propri familiari- continua la Mantello- il primo paziente che parlava un inglese semplice ci ha spiegato che ha lasciato l’ospedale di Kiev quando i pazienti oncologici erano stati dimessi perché il posto doveva essere riservato ai feriti di guerra. Arrivato in Italia e ricoverato in oncologia, ci è arrivata la richiesta di consulenza, visto che il trattamento che aveva intrapreso prevedeva radioterapia e chemioterapia. Lo abbiamo preso subito in carico con visita e TAC di centraggio; abbiamo ricostruito dalle sue poche battute il trattamento che aveva eseguito in precedenza, ma praticamente senza alcun documento. Gli abbiamo fatto riprendere il trattamento utilizzando la Tomoterapia, nel minor tempo possibile, ma il tempo necessario per garantire qualità e accuratezza mediante la verifica dei colleghi fisici. Anche Petro oggi è arrivato senza nulla- continua il direttore - abbiamo una rivalutazione fatta qui in Italia, in un altro ospedale marchigiano, poi ci siamo basati sui racconti tradotti dalla figlia. Nei dettagli conosciamo solo il numero di sedute di radioterapia ed i cicli di chemioterapia che aveva già fatto, ma nulla sui volumi trattati con radioterapia o i dosaggi. Anche per questo secondo paziente abbiamo effettuato la TC di centraggio e stiamo avviando la pianificazione». 

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Il lato umano

Poi c’è il lato umano: «Vediamo la guerra tutti i giorni in televisione- spiega Francesco Fenu - siamo abituati a percepirla in modo distante. In questi giorni però, dalle storie di queste persone, stiamo praticamente sentendo il rumore delle bombe. Questi pazienti hanno fragilità neoplastiche, ma anche emotive per aver lasciato tutto e per forza di cose; il personale sanitario è impegnato anche sul piano umano. Questi pazienti li accogliamo a braccia aperte - conclude Giovanna Mantello - garantiamo loro una presa in carico veloce, tranquillizzandoli sulla ripresa rapida della cura che verrà preparata con precisione. Apriamo verso di loro le braccia e il cuore». 

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