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Cronaca

Giornalisti delle Marche contro Di Maio: «Giù le mani dall'informazione»

Una 50ina di giornalisti davanti alla Prefettura per manifestare il disagio rispetto ai continui attacchi della politica

«Infami sciacalli». Così aveva definito i giornalisti il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio sulla sua pagina Facebook prima di una parziale retromarcia lanciata in video, sempre dalla pagina, per spiegare meglio il motivo delle accuse lanciate alla categoria. Spostata dai giornalisti agli editori. Ma tanto è bastato per far scattare in una categoria frammentata e in difficoltà da anni, dove capita che i collaboratori vengono pagati pochi euro ad articolo oppure sostituiti da più economici pensionati e dopolavoristi con l'hobby della scrittura, un moto di orgoglio. Capace di portare una 50ina di giornalisti delle Marche, chiamati da Sigim e Ordine dei Giornalisti delle Marche, sotto la Prefettura di Ancona, in piazza del Plebiscito. «Siamo qui in difesa dell’articolo 21 della Costituzione, in difesa di un principio che è fondamentale per ogni cittadino e non solo per i giornalisti: la libertà di stampa» ha detto il segretario del Sindacato Giornalisti Marchigiani, Piergiorgio Severini riassumendo il senso del flash mob. Severini, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche Franco Elisei, con il suo vice Luca Romagnoli che rappresenta i giornalisti pubblicisti, e il presidente dei Cronisti Raffaele Vitali hanno poi incontrato il prefetto Antonio D'Acunto per esprimere tutto il disagio della categoria nei confronti delle esternazioni di Di Maio. 

Protesta giornalisti Ancona

«Questa non è una difesa corporativa - ha detto Elisei - e la riprova arriva dalle azioni che il consiglio di disciplina dell’Ordine porta avanti proprio a tutela della corretta informazione e della professionalità dei giornalisti. C’è chi sbaglia, ma non si può generalizzare ed è inaccettabile un attacco come quello subito dal ministro Di Maio. Troppo spesso la voce critica viene letta dal potere come pregiudizio». Secondo Vitali «non ci si rende conto che frasi come quelle espresse dai vertici della politica poi possono avere conseguenze pesanti a livello locale, dove i giornalisti già combattono contro precariato e articoli pagati pochi euro subendo, spesso, attacchi alla loro professione e professionalità a cominciare dai social. Dove già tutto è permesso e dove insulti ed epiteti come quelli dei giorni scorsi danno forza e linfa per proseguire in campagne che arrivano anche all’intimidazione». In piazza, giornalisti televisivi, cartacei, radiofoni, online ma anche gli sportivi, rappresentati dal presidente dell’Ussi Marche Andrea Carloni. Con il sostegno dei sindacati confederali, della Cna e della Regione Marche, che con il presidente dell’Assemblea Antonio Mastrovincenzo ha preso parte al flash mob annunciando una mozione urgente da far approvare nel prossimo consiglio regionale a difesa della libertà di stampa. 

Dalla Regione è arrivata anche la solidarietà del presidente Luca Ceriscioli. «Massima solidarietà e vicinanza da parte della Regione Marche ai giornalisti - ha detto - nella loro lotta per la libertà di informazione e indipendenza della professione. Esprimo la piena adesione personale e della giunta regionale alla manifestazione per l’affermazione della libertà di informazione, sancita dalla nostra Costituzione che anche ad Ancona, come in altri capoluoghi italiani in contemporanea, ha visto riunirsi i giornalisti marchigiani per manifestare il forte dissenso dopo le offensive dichiarazioni del ministro Di Maio e di altri esponenti del partito alla guida del Paese». Di Maio ora parla di dignità del lavoro per i giornalisti che vengono sottopagati e di equo compenso. Lo invitiamo a essere più chiaro nelle prossime uscite. Perché le sue parole da Ministro hanno un peso. E dall'alto del suo incarico - vicepremier, mica il fesso al bar - danno il là alla caccia al giornalista come fenomeno di costume. Scatena gli ultras del commento contro, sempre e comunque, a seconda dell'argomento trattato. Che in altre zone d'Italia, ma ci sono casi anche marchigiani, sono sfociate in vere e proprie minacce reali e aggressioni fisiche. 

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