«Lavori fantasma», chiesto il processo per 12: c'è anche l'assessore Paolo Manarini
E' il secondo filone dell'inchiesta Ghost Jobs, il presunto giro di appalti pilotati
ANCONA – La procura ha chiesto il processo per i 12 imputati del secondo filone dell'inchiesta “Ghost Jobs”, lavori fantasma, l'indagine della squadra mobile che il 9 novembre del 2019 portò a galla un presunto giro di appalti pubblici pilotati per favorire ditte a cui sarebbero stati assegnati lavori pubblici programmati dal Comune. Dal restyling del Passetto, pineta e laghetti, ai cimiteri. Tra chi rischia un rinvio a giudizio c'è anche l'assessore comunale ai lavori pubblici Paolo Manarini. L'udienza preliminare è stata fissata per tutti per l'8 marzo 2023. A Manarini il pm Ruggiero Dicuonzo e il procuratore aggiunto Valentina D'Agostino, che hanno coordinato le indagini della polizia, contestano un falso in atto pubblico. Stando all'accusa l'assessore avrebbe impartito al geometra comunale Simone Bonci, dipendente del servizio manutenzioni, frana e protezione civile, e all'ingegnere Maurizio Ronconi, direttore dei lavori, di retrodatare la data di compimento lavori (dicembre 2018 invece di gennaio 2019) ai laghetti del Passetto relativamente ad uno spostamento di impianti, all'inserimento di una barriera a vapore e impermeabilizzazione dei laghetti affidati alla Procaccia e C. di Teramo oltre alla fornitura e messa a dimora di giovani alberi in merito alla riqualificazione del verde del parco Passetto affidati alla ditta agricola di Franco Scalzi di Tolentino. Lavori per oltre 55mila euro di spesa e che servivano a completare il restyling necessari all'apertura. La figura di Manarini, assessore della giunta Mancinelli, ormai a fine mandato, si è molto ridimensionata rispetto alle accuse iniziali dove era stato ipotizzato anche l'abuso d'ufficio.
Le altre 11 richieste di rinvio a giudizio riguardano 8 imprenditori tra le Marche e l'Abruzzo e tre dipendenti del Comune di Ancona, l'ingegnere Maurizio Ronconi e i geometri in servizio al settore manutenzioni, frana e protezione civile, Simone Bonci e Gabriele Gatti. Bonci era finito in manette a novembre del 2019, insieme a 4 imprenditori, per corruzione aggravata, per aver pilotato appalti poi assegnati a ditte amiche in cambio di utilità. Per il filone della corruzione, nel fascicolo bis questo reato non è contestato a nessuno, Bonci è stato condannato in abbreviato a due anni e sei mesi. Anche due imprenditori hanno chiuso il primo grado con un abbreviato. In tre invece stanno affrontando un processo ordinario e oggi c'è stata la prima udienza in tribunale, davanti al collegio penale, con la sola acquisizione dei testi. Bonci attualmente è libero e per lui si profila un altro processo. Le accuse qui, per gli 11, sono a vario titolo di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e truffa.