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Cronaca

Rubava nelle chiese usando moglie e figli come copertura: arrestato un 40enne

L'operazione "Ex voto" ha preso il via dopo un furto nella chiesa di Santo Stefano a Castelfidardo nel gennaio 2015, quando sparì la corona di preziosi e gemme che poggiava sul "crocefisso miracoloso"

Per anni ha rubato i preziosi che facevano da ornamento alle reliquie religiose nelle chiese della provincia di Ancona e nelle Marche per poi rivendere tutto ai Compro Oro. Colpi studiati con meticolosità e messi a segno con astuzia, attraverso il coinvolgimento della moglie e dei suoi figli piccoli: uno di 10 anni e uno di pochi mesi. Una copertura perfetta quella della famigliola arrivata in chiesa per pregare con la donna che, in alcuni casi, avrebbe anche allattato il piccolo per suscitare tenerezza. E se in questi anni mai nessun parroco aveva sospettato di quei genitori, se ne sono accorti invece i Carabinieri, che pochi giorni fa hanno arrestato lui: un marocchino di 40 anni, regolarmente residente nel maceratese, sposato con una donna italiana e padre di 4 figli. Sarebbe lui il ladro delle chiese, dove sono sparite corone di santi, monili, i soldi delle carità, catenine d’oro, oggetti offerti e preziosi di vario genere. Furti che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, per anni gli sono valsi un vero stipendio: circa 1.500 euro al mese. Un business a cui ora hanno messo fine i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, guidati dal comandante Carmelo Grasso, in collaborazione con i colleghi della Legione Carabinieri Marche. Infatti l’operazione “Ex voto” ha preso il via dopo un furto avvenuto in una chiesa di Castelfidardo nel gennaio 2015, mettendo in moto i militari della locale stazione, guidata dal comandante Domenico Grossi. In quel caso sparì la corona di preziosi e gemme che poggiava sul “crocefisso  miracoloso” invocato dai fedeli durante il colera del 1885. I militari fidardensi hanno eseguito i primi rilievi, recuperando le immagini di videosorveglianza di cui è munita la chiesa. Quella corona non è mai stata recuperata perché, a posteriori, è emerso come il ladro l’avesse già sminuzzata, separando l’oro dalle pietre e dall’ottone, per poi rivenderlo ad un Compro Oro che, a sua volta, aveva mandato l’oro a fondere. La stessa fine che faceva fare a tutti gli oggetti rubati. Infatti gli inquirenti hanno ricostruito la filiera del furto: l’uomo dopo aver sottratto gli oggetti in oro li conferiva a diversi negozi di Compro oro, sia delle Marche che dell’Abruzzo. Le successive perquisizioni , una decina in tutto, hanno permesso di trovare l’oggetto di furto in alcuni compro oro delle province di Pescara, Macerata, Ancona e Napoli.

Il ladro in azione nella chiesa di Castelfidardo 

Tuttavia il caso di Castelfidardo è servito a mettere in moto le indagini che, pochi mesi dopo, hanno trovato una prima conferma sul possibile responsabile durante un normale controllo del territorio operato dai Carabinieri della stazione di Montecarotto. I militari, guidati dal Luogotenente Daniele Fabiani, hanno visto un’auto che circolava con fare sospetto nei pressi di una chiesa. Era proprio lui, il marocchino con precedenti di polizia per furti all’interno delle chiese, in compagnia della moglie e dei figli. Il collegamento tra Castelfidardo e Montecarotto è stato un elemento investigativo importante, per passare ad un controllo serrato sulla persona. Così i Carabinieri hanno scoperto come l’uomo sarebbe responsabile di vari furti in tutte le Marche: Chiesa Collegiata di Santo Stefano a Castelfidardo, la parrocchia di San Donato a Fabriano (An), la chiesa del convento di San Francesco a Urbino (Pu), la cattedrale di Treia (mc), la chiesa Corpus Christi a Porto Potenza Picena (Mc), la parrocchia del buon pastore di Macerata, la parrocchia di San Severino Vescovo a San Severino Marche (Mc), parrocchia di Santi Angeli Custodi di Sant’Elpidio a Mare (Fm), la chiesa di Collina Nuova a Fermo, la parrocchia di San Michele Arcangelo di Ancona, la parrocchia di San Gregorio Magno di Ostra (An) e la chiesa di San Giovanni Battista ad Ancona.

Ora l’uomo è agli arresti domiciliari, misura cautelare emessa dal Gip Carlo Cimini su richiesta del pm Rosario Lioniello, con l’accusa di furto aggravato e auto riciclaggio. Denunciata a piede libero la moglie, la quale ha sicuramente avuto un ruolo attivo nella serie di furti. Mentre la Procura per i Minori delle Marche sta valutando il da fare nei confronti dei figli minorenni. 

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