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Cronaca

Focus immigrazione, Emma Capogrossi: «Se c'è un'emergenza Ancona è pronta ad accogliere»

Per il reportage sull'immigrazione, abbiamo intervistato l'assessore ai servizi sociali Emma Capogrossi, che ha ribadito come lei e la sua amministrazione non facciano passi indietro se ci dovesse essere bisogno di Ancona per l'accoglienza profughi

Facciamo subito il punto. Assessore com’è la situazione dell’immigrazione ad Ancona?

«La premessa é che noi cerchiamo di essere coerenti e quindi facciamo la nostra parte. Crediamo profondamente nel rispetto della persona e nel fatto che i migranti rischiano la propria vita per fuggire a situazioni tragiche e credo che la nostra situazione, pur nella crisi, non sia minimamente paragonabile a quella dei loro paesi»

Ma alla luce dei tanti che hanno fatto un percorso di inserimento e di quelli che arriveranno, Ancona può davvero dare loro un futuro?

«Noi abbiamo esperienza perché sono più di 500 le persone accolte effettivamente dal 2004. E’ chiaro che negli anni precedenti l’inserimento era molto più facile. Ora é un momento difficile per tutti, ma le difficoltà non possono farci tornare indietro sui passi della civiltà e dei diritti. Tutti dobbiamo sforzarci di restare umani e civili. Progetti interventi molto grossi per le nuove povertà e su questo fronte non arretriamo minimamente. E comunque molti hanno un futuro quì e se non ce l’hanno partono per nuove mete».

Partono oppure restano e finiscono nell’illegalità?

«Ma da noi sono rarissimi questi casi, al massimo si spostano perché sono abituati a viaggiare. Il pericolo a cui fa riferimento lei non riguarda tanto gli ultimi arrivi, quando coloro che sono arrivati molto tempo fa, si sono fatti un lavoro, una famiglia e quando è arrivata la crisi hanno avuto molto da perdere. C’ è anche chi sta facendo tornare a casa le famiglie. E poi anche tra gli italiani c’è chi si comporta bene nel disagio e chi sceglie la delinquenza. Insomma non possiamo non accoglierli perché se succede qualcosa sono quelli più a rischio, è una visione in cui non mi ritrovo e non ci si ritrova tutta questa amministrazione».

A proposito di scelte amministrative. A che punto è il progetto Ex Tubimar?

«Quì vorrei fare chiarezza. Noi siamo stati chiamati ad un riunione indetta dal Prefetto, visto il particolare momento di emergenza in cui erano i porti del Sud ormai al collasso. Così era arrivato un fax in cui si diceva che il giorno dopo sarebbe arrivata una nave di migranti, ma poi li hanno dirottati a Brindisi. Il prefetto, visto quanto accaduto, ha pensato di organizzarsi nel caso in cui ci ritrovassimo in una situazione identica. Ovviamente doveva essere quanto più vicino possibile al punto di sbarco».

E così avete pensato bene di creare un centro smistamento all’Ex Tubimar.

«L’idea l’ha lanciata l’Autorità Portuale, che il giorno dopo si è dato appuntamento con l’Asur per un primo controllo e hanno avviato dei lavori di sistemazione».

Ma adesso l’Ex Tubimar é operativo o no?

«No. A me non risulta. Che io sappia non è andata avanti perché semplicemente non è venuta più fuori un’emergenza accoglienza. Ovviamente noi, nel momento in cui la Prefettura dovesse agire con nuove azioni di coordinamento, faremo la nostra parte».

Quindi se si andasse avanti con l’ex Tubimar, voi sareste d’accordo?

«Noi non possiamo scegliere, è la Prefettura che decide. D’altra parte quali altre scelte abbiamo? L’ex caserma è troppo distante, anche perché il fatto di stare lì consente di fare procedure in modo rapido e indolore che riguarda la Questura e le autorità giudiziarie. L’ex Tubimar era la prima opzione».

Qualcuno protesterebbe rimarcando come una scelta del genere sarebbe il colpo di grazia ad un'imprenditoria portuale già in difficoltà.

«Ma figuriamoci. Io trovo che sia brutto strumentalizzare queste cose a fini propagandistici»

Insomma, di fronte ad una nuova emergenza, Ancona è pronta ad accogliere?

«Noi siamo pronti. Anche perchè abbiamo professionalità e un'esperienza decennale. Abbiamo dimostrato concretamente di essere pronti a farci carico di questo tipo di problema dando una risposta concreta, degna di un paese civile. Per cui io personalmente sono orgogliosa di essere anche riusciti anche ad incrementare la nostra disponibilità all’accolgienza».

Chiudiamo con un problema dell'Ancona multietnica: i quartieri ghetto. Che fare per questo?

«In alcune zone c’è stato un insediamento maggiore perchè ci sono canoni di affitto più bassi. Noi abbiamo un tavolo costante con le associazioni etniche e cerchiamo di collaborare al meglio. Chiaro che già lavorare bene in questo senso vuol dire avere persone molto integrate nel nostro tessuto. Poi ci sono le iniziative, come ad esempio la notte bianca al Piano e in quelle zone dove ci sono più stranieri. Far vivere sempre più quelle realtà portando momenti ricreativi e di aggregazioni. Poi ci sono le parrocchie e sosteniamo altre associazioni e stiamo costantemente in rete con tutto questo».

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