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Cronaca Senigallia

Senigallia, filma lo stupro con il cellulare e poi ricatta la vittima: arrestato un 24enne

Le indagini hanno preso il via nel mese di maggio dalla querela presentata dalla donna, denunciando quell'uomo conosciuto nell'estate del 2014 durante una serata trascorsa in un locale pubblico a Marotta quando nacque una storia durata nove mesi

Filmata con il cellulare mentre viene stuprata dal suo ex compagno. E poi schiaffi e calci se solo si azzardava a dire di "No" al suo aguzzino, che la teneva in pugno con quel video di lei, nuda, sottomessa a quell’uomo con cui era stata 9 mesi. In una circostanza lui le avrebbe fatto credere che era pronto a cancellare il filmato di quella sera, lei ci sperava, ma in realtà era una trappola. L’ha spinta contro il muro, l’ha costretta ad ingoiare una pillola. Poi, stordita e piangente, è finita sul letto con l’intimo strappato ed è stata di nuovo stuprata. Alla fine la donna si è rivolta alle autorità e hanno cominciato ad indagare i Carabinieri della compagnia di Senigallia che, dopo aver raccolto la testimonianza di lei, una 28enne di Senigallia, e aver indagato sul soggetto accusato, hanno deciso di procedere con l’arresto. E’ così finito in manette un uomo di 24 anni, originario del Marocco ma residente a Marotta, accusato di stalking, violenza sessuale e estorsione, ora si trova al carcere di Montacuto. 

Le indagini hanno preso il via nel mese di maggio dopo la denuncia di quell’uomo conosciuto nell’estate del 2014 durante una serata trascorsa in un locale pubblico a Marotta. Dopo che la relazione era terminata da tempo, la donna, acconsentendo ad un invito del ventiquattrenne marocchino, si era recata con lui nella casa di campagna di un loro conoscente a Trecastelli. I tre si erano intrattenuti nel cortile adiacente all’abitazione a chiacchierare, dopo di che lei e l’indagato si erano appartati nella camera da letto. La donna si era accorta che l’uomo guardava spesso il telefonino che aveva posizionato sulla finestra, con il retro del cellulare rivolto verso di loro e, sospettando che l’uomo stesse registrando le immagini del loro incontro, si era fermata, ha preso il cellulare e ha visto la telecamera attiva. A quel punto l’indagato l’afferrava per un braccio e la faceva cadere a terra, minacciandola che non avrebbe più rivisto sua figlia. Schiaffi e pugni sulle braccia e sulle gambe, mentre lei implorava di fermarsi, ma lui le metteva le mani al collo ed iniziava a soffocarla, chiedendole di fare tutto quello che diceva. «Altrimenti qui non ti trova più nessuno, siamo in campagna e nessuno sa che sei qui». Un incubo da cui la donna non poteva fuggire. L’uomo come se nulla fosse ha risistemato il cellulare nella posizione più congeniale a lui per poi iniziare a violentare la donna. Dopo lo stupro, la donna aveva chiesto all’uomo di essere riaccompagnata a casa visto che aveva ottenuto quello che voleva, ma lui aveva nuovamente cominciato a picchiarla con calci e pugni su tutto il corpo cagionandole una ferita al labbro pretendendo che rimanesse nella casa di campagna. Poi dopo varie insistenze era riuscita ad ottenere di essere riaccompagnata a casa.

Nei giorni successivi l’indagato ha minacciato la donna di pubblicare o comunque divulgare il video fatto con il cellulare o di fare del male alla figlia se la donna non avesse continuato la relazione con lui. Lei pensava di poter gestire la situazione, che tutto sommato sarebbe bastato convincere il marocchino supplicando. Ma non è stato così. Anzi, lui ha fatto leva sulla disperazione della senigalliese per tenderle un agguato. L’uomo si è recato sul posto di lavoro della vittima per dirle che aveva ragione e che glielo avrebbe dimostrato cancellando la testimonianz di quel'orrore davanti a lei. Così i due sono andati insieme in un appartamento di Marotta. Poi la dichiarazione choc del marocchino: «Voglio fare l’amore». La donna, distrutta, ha tentato di reagire con forza, urlando e facendosi valere contro quel magrebino che, non solo non si è lasciato intimorire, ma ha reagito con ulteriore violenza. Ed è stato in quell’occasione che l'uomo l'ha drogata e violentata una seconda volta. 

Solo dopo quel secondo episodio, la donna si sarebbe decisa a rivolgersi ai militari, spaventata soprattutto dall’idea che non avrebbe più potuto rivedere la figlia, troppo spesso tirata in ballo dall’ex durante mesi e mesi di minacce telefoniche e via sms. 

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