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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fatture "gonfiate", frode da 6 milioni di euro: 27 denunce a ditte della cantieristica navale

La guardia di finanza di Ancona ha smascherato una maxi frode nel settore della cantieristica navale. Passati al setaccio 140 gigabyte di dati digitali e le movimentazioni di oltre 20 rapporti finanziari

Un mancato versamento di contributi previdenziali e assistenziali per un valore di 6 milioni di euro e un sistema di frode ben collaudato di varie società nel settore della cantieristica navale. Nelle scorse settimane, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico–Finanziaria di Ancona, Gruppo Tutela Entrate, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale dorico su beni e disponibilità finanziarie del valore di oltre 6 milioni di euro nei confronti di 9 società, di cui 4 con sede legale nella provincia di Ancona e 5 in Campania, e 7 persone fisiche indagate per reati fiscali commessi già a partire dall’anno 2016. Le indagini, durate quasi due anni, hanno riguardato nel complesso 27 persone fisiche e 21 società, nelle province di Ancona, Napoli, Roma, Milano, Salerno, Caserta e Chieti, ed hanno consentito di fare luce su un ben collaudato e consolidato sistema di frode che ha permesso alle imprese coinvolte, la maggior parte delle quali attive nel settore della cantieristica navale e operative nei sedimi portuali di Ancona, Monfalcone, Marghera, Savona e Castellammare di Stabia, di non versare i dovuti contributi previdenziali e assistenziali, quantificati in oltre 6 milioni di euro, attraverso fraudolente compensazioni con crediti IVA inesistenti creati ad arte da altre società conniventi o “cartiera”. Attraverso le certificazioni le imprese riuscivano ad omettere il pagamento dei contributi e delle tasse, acquisendo così più competività sul mercato con un fraudolento abbattimento dei costi. 

L'operazione della guardia di finanza | VIDEO

Le attività investigative sono state sviluppate attraverso l’esecuzione in sette diverse Regioni di perquisizioni e acquisizioni documentali nonché da approfonditi accertamenti bancari e analitiche ricostruzioni documentali, anche di natura informatica. In particolare, sono stati passati al setaccio circa 140 gigabyte di dati digitali e le movimentazioni di oltre 20 rapporti finanziari accesi presso svariati istituti di credito e intermediari. I finanzieri hanno accertato che le operazioni che avevano generato gli ingenti crediti Iva, poi usati in compensazione da altre imprese, erano di fatto inesistenti o artificiosamente sopravvalutate. Ne è l'esempio un macchinario, rinvenuto dai finanzieri smontato e mai entro in funzione all’interno di un capannone, era stato formalmente venduto e fatturato come un “brevetto” del valore di 12 milioni di euro al solo fine di “gonfiare” l’Iva a credito.  
Al termine delle indagini sono stati complessivamente denunciati alla Procura della Repubblica di Ancona 27 persone ritenute responsabili del reato di “indebite compensazioni”, tra i quali si segnala la presenza di sette professionisti (5 ragionieri, un commercialista e un consulente del lavoro), residenti nelle provincie di Brindisi, Milano, Roma, Catania, Latina, Barletta, Andria, Trani (Bat) e Chieti, incaricati dell’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni fiscali con cui avveniva materialmente l’indebita compensazione delle imposte. 

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