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Cronaca Fabriano

Ucciso dalla compagna, i fratelli: «Temeva per la sua vita, da casa aveva tolto tutti i coltelli»

I familiari parlano attraverso il proprio avvocato Angelo Franceschetti. Attesa l’autopsia sul corpo di Fausto Baldoni e la convalida davanti al gip sul fermo per Alessandra Galea accusata di omicidio volontario

FABRIANO - I sospetti che era successo qualcosa sono arrivati pochi minuti prima delle 13. La sorella Rita sabato lo aspettava nella casa di Scheggia e Pascelupo, un comune della provincia di Perugia, per un pranzo in famiglia. Ma a quell’ora Fausto Baldoni, 63 anni, agente di commercio per una ditta di spedizioni (lavorava alla Gls di Ancona), probabilmente era già morto. Per la procura che ha proceduto al fermo della compagna, Alessandra Galea, 49 anni, nativa di Jesi e con la residenza a Bettona (in provincia di Perugia), per omicidio volontario, sarebbe stata la donna ad ucciderlo colpendolo più volte alla testa con una lampada da camera. Il delitto si è consumato verosimilmente nella prima parte della mattinata di sabato. I vicini hanno sentito la coppia litigare, soprattutto le urla di lei, come era successo tante altre volte. Spesso era per motivi economici. Baldoni avrebbe provveduto sempre alle spese della compagna che non lavorava. Al pranzo a Scheggia lei non era stata invitata. Con i fratelli di Baldoni non correva buon sangue perché lei aveva mostrato più volte segni di squilibrio ma non si voleva far curare. I familiari avevano provato a convincere il 63enne a staccarsi da quella donna.

Adesso non si danno pace. «Nostro fratello, per la sua generosità e bontà, ha trovato un epilogo alla sua vita che non meritava - dicono Rita e Terenzio Baldoni, attraverso il loro avvocato Angelo Franceschetti - temeva per la propria vita, tanto da aver fatto sparire tutti i coltelli. Temeva anche di essere avvelenato e spesso viveva chiuso in una stanza, quando lei era in casa». Dopo la telefonata caduta nel vuoto la sorella Rita ha proseguito il pranzo con gli altri invitati in casa e nel pomeriggio, insieme al fratello si è recata in via Castelli 56, all’abitazione di Fausto. Ha suonato al campanello non ottenendo nessuna risposta. Allora ha preso le chiavi di casa per aprire ma era così preoccupata che non è riuscita a farle girare. Ha pensato che forse il fratello aveva cambiato serratura. Lungo la strada è passata un’auto dei carabinieri e così l’ha fermata spiegando ai militari i fatti. I carabinieri le hanno consigliato di chiamare i vigili del fuoco per poter entrare in casa e così ha fatto. A Fabriano si erano fatte ormai le 20 quando i pompieri sono arrivati. La chiave della donna era quella giusta e l’hanno usata per aprire la porta trovando l’uomo ormai morto, a terra. Sul posto sono stati chiamati i carabinieri. Mentre erano in corso i primi accertamenti è tornata a casa la compagna Galea che ha scambiato anche due parole con i due fratelli di Fausto, scioccati per aver appreso che l’uomo era morto. Lei sarebbe caduta dalle nuvole dicendo: «Ma veramente è morto Fausto?». I carabinieri l’hanno poi portata via per interrogarla in caserma. Il pm Daniele Paci ha chiesto l’autopsia sul cadavere. Servirà ad inquadrare l’orario della morte e a definire le cause e i colpi ricevuti. Nelle prossime ore si terrà la convalida del fermo davanti al gip per Gelea che si trova in carcere a Villa Fastiggi di Pesaro. La coppia conviveva in via Castelli da due anni, dopo che la donna avrebbe avuto uno sfratto. Le indagini del delitto sono affidate ai carabinieri di Fabriano e del Nucleo Investigativo.

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