Pestato fuori dalla discoteca: «Volevo difendere la mia ragazza. Mi hanno preso a calci in faccia»
Oggi c'è un leggero sorriso sul volto di Emanuele Amatori, il 26enne picchiato a sangue da 4 presunti cittadini greci sabato notte all'uscita dal Sui Club di Marina Dorica. Al momento il ragazzo è ricoverato al reparto nella Clinica di Neurologia
Oggi c’è un leggero sorriso sul volto di Emanuele Amatori, il 26enne picchiato a sangue da 4 presunti cittadini greci sabato notte all’uscita dal Sui Club di Marina Dorica. Al momento il ragazzo è ricoverato nella Clinica di Neurologia, sotto le cure dell’equipe del prof. Provinciali. Mentre al direzione del Sui Club parla attraverso una nota stampa, spiegando come sarebbe stato impossibile controllare quella zona e che è pronta a collaborare con le forze dell'ordine.
Emanuele innanzi tutto ci dica come si sente?
«Sto meglio dai. Penso sempre che poteva andare peggio. Ho qualche frattura cranica, ho perso un po’ di udito ma adesso dovrebbe tornare».
Che cosa ricorda? Può spiegare cosa è successo?
Qualcuno ha detto che i fatti sono cominciati dentro ma non è vero. Nel locale non è successo nulla. E’ iniziato tutto fuori. Adesso non so dire se dentro questi avevano già combinato qualcosa. Fatto sta che dentro non è successo nulla. Io sono uscito tranquillamente verso le 3, mentre fuori non si vedeva nessuno. Sono salito in macchina, che era parcheggiata davanti al Sui, e a quel punto sono passati questi due che hanno urlato degli apprezzamenti pesanti alla mia ragazza. Io sono sceso per difenderla. Non ero tranquillo, però non ho messo le mani addosso a nessuno. Sono certo di non aver tirato il primo colpo. A quel punto sono apparsi altri due, che pensavo volessero dividerci e invece erano insieme ai primi due. Poi mi ricordo solo che ero a terra. Mi hanno detto che mi tenevano in due, mentre uno mi dava calci in testa e il quarto metteva in moto il furgone per andar via. Mi hanno detto che anche la mia ragazza è intervenuta per difendermi ma è stata spintonata da uno di loro, per fortuna non si è fatta nulla.
Eravate solo lei e la sua fidanzata lì?
«Nei paraggi c’erano due nostre amiche che, sentendo le urla della mia ragazza, sono corse a vedere cosa succedeva. Quando hanno visto la scena, una di loro ha tirato fuori un cellulare per telefonare alla polizia. Uno dei quattro che mi hanno picchiato, le ha guardate e ha fatto un segnale come a dire che adesso toccava a loro. Io non mi ricordo nulla di questo, me lo hanno riferito. Però deve essere così».
Che idea si è fatto dei suoi aggressori?
«Quando sono uscito dalla macchina e mi sono rivolto a loro, uno mi ha detto: “Parla piano perché siamo greci”, come a dire parla piano perchè se no non ti capiamo. Poi le ragazze dicono di aver sentito qualche parola in inglese. Fisicamente mi ricordo molto poco ma solo dei primi due. Degli altri non ho nulla in mente».
Ma possibile che non è intervenuto nessuno che non fossero le sue amiche?
«Mi hanno detto che era passato qualche cliente del locale, ma sono andati via e non si sono nemmeno fermati».