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Cronaca Senigallia

Timbrava, saliva sull’auto aziendale e lavorava come giardiniere: denunciato dipendente Asur

Secondo quanto ricostruito dai militari a partire dal 2020 e per circa 6 mesi, il dipendente era anche solito vantarsi con i colleghi di essere un “furbetto del cartellino”

Timbrava il cartellino nella struttura Asur dove lavorava, poi andava a fare il giardiniere. Non solo. Dopo essere giunto nella struttura pubblica in bici, l’uomo utilizzava una vettura dell’azienda per tornare a casa, caricare e trasportare gli attrezzi utili alla “seconda attività”. Il 65enne è stato denunciato con le accuse di truffa ai danni dello Stato, peculato e falsa attestazione della presenza in servizio. L’operazione, chiamata “Prato verde” (GUARDA IL VIDEO), è stata compiuta dalla Guardia di Finanza di Senigallia ed è nata da una segnalazione al numero 117. 

Secondo quanto ricostruito dai militari a partire dal 2020 e per circa 6 mesi, il dipendente era anche solito vantarsi con i colleghi di essere un “furbetto del cartellino”. In molte occasioni, dicono le Fiamme Gialle, il 65enne timbrava il cartellino nella struttura pubblica dopo essere arrivato in bicicletta, per poi salire su una vettura aziendale e tornare a casa: qui caricava tagliaerba, rastrelli, vanghe, cesoie, sacchi di concime e poi raggiungeva i terreni di sua proprietà o altre aree private. Qui seminava piantine, potava alberi e curava spazi verdi a lui affidati. In altre occasioni, secondo quanto ricostruito,  usava lo stesso veicolo di servizio per effettuare operazioni di carico e scarico di piante e sementi caricate in alcuni vivai o presso rivenditori. In diverse giornate, invece, l’indagato, sempre in orario di servizio, utilizzava la propria la bicicletta per visite di cortesia a propri conoscenti nel centro storico di Senigallia. Non solo, andava a fare la spesa nei negozi di alimentari, abbigliamento, faceva un giro per il mercato settimanale e ritornava a casa, per poi uscire di nuovo, verso il termine dell’orario di servizio, e rientrare in ufficio. Anche nelle cosiddette “giornate di lunga”, nelle quali l’orario terminava formalmente alle ore 17.00, dopo essere rimasto durante la mattinata in casa o aver concluso i propri lavori nei campi, il dipendente infedele rientrava in ufficio per timbrare l’uscita a fine giornata.
 

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