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Cronaca

Ponte crollato in A14, sotto la lente della Procura il sistema di soprelevamento

Per arrivare ad una conclusione il perito cercherà di rispondere ad una domanda cruciale: quando il ponte è crollato, era in funzione il sistema di soprelevamento?

Ha ceduto uno dei martinetti che in quel momento stavano soprelevando il ponte. E’ questa l’ipotesi da cui partono le analisi del professor Luigino Dezi, del dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura della Politecnica delle Marche. E’ affidata a lui la perizia sul crollo del cavalcavia in A14, che ha ucciso sul colpo Emidio Diomede e Antonella Viviani. Per arrivare ad una conclusione il perito cercherà di rispondere ad una domanda cruciale: quando il ponte è crollato, era in funzione il sistema di soprelevamento? Se sì, allora si dovrà andare ad analizzare la procedura di lavoro attraverso tutta la documentazione sequestrata per volontà del pm Irene Bilotta. Soprattutto certificati di taratura e di manutenzione dei vari componenti perché, se davvero era operativo il sistema, allora è lì la chiave per capire che cosa sia andato storto. Da lì si capirà se la fase di soprelevamento ha seguito tempi e modi certificati. A credere che al momento del crollo il sistema fosse azionato sono anche gli investigatori della Polizia Stradale perché, secondo quanto sarebbe emerso dalle testimonianze, mancava poco al termine della manovra attraverso la quale poi il ponte sarebbe stato innalzato fino a 30 centimetri. Gli ultimi centimetri sarebbero stati realizzati dagli operai dopo essere ritornati dalla pausa pranzo. Il tutto per un’opera resasi necessaria con la nuova pavimentazione, fatta per allargare l’autostrada a tre corsie, perchè il fondo s'era alzato e bisognava ripristinare l'altezza del ponte a 5,10 metri. Ovviamente le indagini peritali non lasceranno nulla di intentato, per cui sono già previste prove sui materiali sequestrati per testare anche la qualità dell'acciaio e del calcestruzzo.

Ma che cosa è un martinetto e a che cosa serve? E’ un cric. Un pistone capace di sollevare pesi considerevoli. In pratica per consentire l’allargamento della carreggiata autostradale, si doveva innalzare il livello del ponte per poi allargare le rampe del cavalcavia. Per soprelevarlo, è stato poggiato su dei sostegni di cemento provvisori, sopra i quali sono stati posti i martinetti, i cric appunto, in grado così di sostenere tonnellate di peso. Per evitare squilibri il sistema è regolato da una centralina che fa muovere tutti i martinetti attraverso una pompa idraulica ad olio. Dunque sarebbe “saltato" un martinetto (o più di uno) sul lato di sinistra guardando il ponte salendo da Loreto verso Ancona perché, stando al racconto degli automobilisti, è stata proprio quella parte a cedere per prima. Proprio lì dove c’era l’impalcatura su cui stavano lavorando a questa delicata fase tre operai romeni della Delabech srl di Roma, l'impresa che per conto della Pavimental, società controllata da Autostrade, aveva in subappalto i lavori di sollevamento del cavalcavia. E allora senza un martinetto gli altri si sono sovraccaricati, portando ad uno scalzamento del cavalcavia che, a quel punto, si è mosso, scivolando via dalle altre piastre su cui prima poggiava tutto il peso. Quando Polizia Scientifica e Stradale sono arrivati sul luogo della tragedia, sarebbe stato subito chiaro come la struttura provvisoria con funzione di basamento fosse intatta, a riprova di come con ogni probabilità, a cedere, sia stato proprio quel sistema di soprelevamento fatto di martinetti, plinti e lastre di acciaio su cui si stanno concentrando le indagini. 

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