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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Guanti e mascherine abbandonati: «Rischio contaminazione e danno ambientale»

L'appello di Legambiente su quelli che sono ormai, a tutti gli effetti, i nuovi rifiuti che invadono strade e marciapiedi. Appello ai sindaci sulle sanificazioni

«Negli ultimi giorni, si sono moltiplicate le segnalazioni dei cittadini sull’abbandono di guanti e mascherine usati come protezione da Covid19 ovunque nelle nostre città, in particolare per strada, sui marciapiedi, nei parcheggi dei supermercati, vicino alle farmacie o nei pressi dei pochi esercizi commerciali aperti. Nel bel mezzo di una crisi sanitaria, purtroppo molti cittadini si stanno lasciando andare a comportamenti incivili e inaccettabili. E tutto questo non è più tollerabile». Così Legambiente Marche commenta l’allarme sui “nuovi rifiuti” da coronavirus che cominciano ad invadere le strade delle nostre città. «Innanzitutto il rischio è quello di un danno ambientale - afferma l’Associazione - visto che parliamo di dispositivi realizzati in fibre di polipropilene o poliestere, cioè plastica, oppure in lattice, in nitrile, Pvc e in altri materiali sintetici. Questi materiali infatti, ora situati a bordo delle strade o presso cespugli e aiuole, alla prima pioggia rischiano di finire nei reticoli idrografici superficiali o tombinati per poi arrivare direttamente in mare, danneggiando così in modo irreversibile il nostro ecosistema. Si tratta di dispositivi potenzialmente contaminati che rappresentano un rischio sanitario per chiunque, anche inavvertitamente, vi entri a contatto (pensiamo ad esempio agli operatori ecologici). Quindi ci appelliamo a tutti i cittadini affinché adottino comportamenti responsabili e gettino questi rifiuti nell’indifferenziato, dopo averli accuratamente sigillati in appositi sacchetti dedicati. Oggi più che mai vanno evitate in ogni modo condotte che, oltre a determinare situazioni di ampio degrado, rischiano di provocare consistenti danni ambientali e sanitari».
 
In vista della graduale ripresa delle attività, inoltre, Legambiente si appella ai sindaci chiedendo di non fare usare ipoclorito di sodio, di limitare la sanificazione degli ambienti esterni solo laddove strettamente necessario e in aree circoscritte, procedendo con operazioni di pulizia di utilità scientificamente provata. «Ai forti dubbi sulla reale utilità delle attività di disinfezione a larga scala negli ambienti esterni – continua Legambiente -, stando anche a quanto riportato nelle note dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Ispra, si accompagna la forte preoccupazione per l’uso dell’ipoclorito di sodio, a cui si sta ricorrendo per interventi impropriamente definiti di sanificazione. I rischi di tale utilizzo sono noti e certificati: corrosivo per la pelle e dannoso per gli occhi e potenzialmente in grado di liberare sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente con conseguente esposizione della popolazione a gravissimi rischi. Inoltre, la mancanza di idonei dispositivi di protezione individuale per gli operatori e di avvertenze per la popolazione si configura come vera e propria violazione di legge.». Affinché la pulizia dei Comuni avvenga entro criteri di tutela dell’ambiente e delle persone, l’Associazione si pronuncia alla luce di quanto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, che con parere del 18 marzo 2020 ha fornito indicazioni generali sulla «Disinfezione degli ambienti esterni e utilizzo di disinfettanti (ipoclorito di sodio) su superfici stradali e pavimentazione urbana per la prevenzione della trasmissione dell’infezione da Sars Cov 2». Il documento, «nel confermare l’opportunità di procedere alla ordinaria pulizia delle strade con saponi e detergenti convenzionali, assicurando tuttavia di evitare la produzione di polveri e aerosol, valuta la ‘disinfezione’ quale misura la cui utilità non è accertata, in quanto non esiste allo stato alcuna evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione del Covid 19». L’ISS ritiene altresì «importante sottolineare che esistono informazioni contrastanti circa l’utilizzo di ipoclorito di sodio e la sua capacità di distruggere il virus su superfici esterne (strade) e in aria». Da qui, le indicazioni tecniche del Consiglio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, che condivide il parere dell’ISS “sul fatto che le superfici esterne - quali strade, piazze, prati - non devono essere ripetutamente cosparse con disinfettanti”. E mette in guardia sull’impiego dell’ipoclorito di sodio, un prodotto la cui scheda di sicurezza è di ben 18 pagine e prescrive le precauzioni per chi lo utilizza o ne viene a contatto. 

GUanti e mascherine abbandonati a terra

 

Le linee guida dell’ISPRA, inviate dal Ministero della Salute agli assessorati regionali competenti per materia, riportano che «l’uso di ipoclorito di sodio per la disinfezione delle strade è associabile a un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali» e che  «in presenza di materiali inorganici presenti sul pavimento stradale potrebbe dare origine a formazione di sottoprodotti estremamente pericolosi». 

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