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Cronaca

Dai Balcani all'Olanda attraverso Ancona: la droga viaggiava in camper: coniugi patteggiano

Nel dicembre 2012 la polizia greca fermò un camper con a bordo due marchigiani e quasi 50 kg di marijuana. Quel camper fu sequestrato e poi dissequestrato, così tornò al porto di Ancona dove però la Gdf vi trovò altri 100Kg e così scattarono le indagini della Procura dorica

Facevano avanti e indietro dal porto di Ancona con camper carichi di droga. Ieri al tribunale di Ancona, sono arrivati i primi patteggiamenti per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Si tratta di una coppia di coniugi di Grottammare. Lui, difeso dall’avvocato Stefano Chiodini (in foto) del foro di Fermo, ha patteggiato la pena di 1 anno e 4 mesi. Lei, difesa dall’avvocato Chiara Cardarelli del foro di Ascoli, ha patteggiato 1 anno e 8 mesi. Con loro c’era anche un altro indagato di Ripatransone che ha finito di scontare la pena in Grecia. Tutti accusati di essere corrieri di cocaina, hashish e marijuana, alle dipendenze di una associazione per delinquere formata da italiani e albanesi residenti nelle Marche.

Tutto nacque nel dicembre 2012, quando la polizia ellenica fermò un camper con a bordo i due marchigiani e quasi 50 kg di marijuana. Per le forze dell’ordine locali quei due erano semplici spacciatori italiani in cerca di un acquirente. Ma quando ad Aprile 2013 quel camper fu dissequestrato su richiesta degli avvocati Chiodini e Cardarelli e il mezzo, di proprietà di una ditta che affitta camper, tornò al porto di Ancona, arrivò la sorpresa: sullo stesso camioncino, la Guardia di Finanza dorica trovò altri 100 Kg di “fumo” nascosti in doppiofondo. E così scattarono le indagini della Procura di Ancona che, a differenza della polizia greca, era Stefano Chiodini-2convinta di trovarsi di fronte ad una goccia in un mare di stupefacente trafficato a livello internazionale, dal Medio Oriente passando per Albania e Grecia con approdo al porto di Ancona. Tanto che nel proseguo delle indagini, gli investigatori scoprirono come Ancona fosse diventato lo snodo principale di un traffico che arrivava fino al Nord Europa e che, soprattutto al di là dell’Adriatico, si spostava sui camper. Mezzi guidati da corrieri ascolani e fermani che recitavano la parte delle famiglie in viaggio di piacere. Dietro quei viaggi invece c’era un giro di affari di milioni di euro e un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. E’ questa l’accusa su cui si è poi basata la maxi inchiesta che ha portato a processo 60 persone, tutti italiani e albanesi residenti tra l’Abruzzo e il sud delle Marche. 

E se per la coppia marchigiana ci è chiusa la vicenda giudiziaria con il decadimento dell’accusa di appartenere all’associazione, per gli altri si sono aperte le porte del tribunale di Ascoli Piceno, dove si va avanti con il capo di imputazione più grave. L’associazione appunto che, secondo le accuse, sarebbe stata capace di gestire il traffico di sostanze fino all’Olanda a partire dalla fonte, cioè le piantagioni di marijuana a Lazarat (Albania). Avrebbe coinvolto meccanici compiacenti per creare i doppi fondi nei camper. Avrebbe ingaggiato uomini col ruolo di staffette, cioè chi corre sulle strade per controllare la presenza di Forze dell’Ordine ed eventualmente dare l’allarme ai corrieri in viaggio. Ma soprattutto il reclutamento di corrieri che dovevano fare spola dall’Albania e la Grecia fino ad Ancona, rigorosamente con camper familiari. 

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