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Cronaca

Il grido d'aiuto degli operatori del benessere: «Le nostre attività stanno morendo»

E’ il grido d’allarme unanime di Confartigianato e Cna, lanciato nella conferenza stampa congiunta tenutasi stamane, alla presenza in collegamento online anche del Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli

«Le chiusure prolungate sono ormai insostenibili: serve immediatamente far tornare le imprese a lavorare anche in zona rossa, perché si tratta di attività essenziali. Gli imprenditori sono allo stremo e non possono resistere oltre, le regole devono esserci ma devono essere giuste». E’ il grido d’allarme unanime di Confartigianato e Cna, lanciato nella conferenza stampa congiunta tenutasi stamane, alla presenza in collegamento online anche del Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, in merito alla necessità di far tornare a lavorare le imprese del benessere dopo la chiusura forzata in zona rossa decisa con il DPCM del 2 marzo.

L’appello è univoco e chiaro: ripartire subito, “perché non c’è più tempo: le aziende sono stremate da mesi di chiusure o limitazioni di attività e non si comprende il perché a gennaio le imprese in zona rossa potessero lavorare seguendo i protocolli di sicurezza e ora da marzo non più, con il nuovo decreto governativo. E’ un controsenso”, hanno detto il Segretario di Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino, Marco Pierpaoli, e il Direttore di CNA Ancona, Massimiliano Santini. “Chiediamo che sia subito consentita la riapertura delle attività, perché non esistono rischi per la salute delle persone che si affidano alle imprese regolari, le quali adottano tutti i protocolli di sicurezza per lavorare, e non sussistono dunque motivi validi per le chiusure. Come abbiamo ripetuto molte volte, non sono le imprese il luogo in cui viene veicolato il contagio”.

“Le due federazioni nazionali – hanno proseguito Pierpaoli e Santini - hanno anche lanciato una petizione online e inviato una comunicazione ai parlamentari a sostegno della richiesta di riapertura delle attività, e ieri abbiamo promosso anche un incontro con la Prefettura di Ancona, per evidenziare come la categoria debba essere considerata essenziale e riaperta in zona rossa. Bisogna tutelare il lavoro di 4098 imprese, di cui circa 3mila acconciatori e oltre 1000 estetiste, che danno lavoro a 15mila addetti”. A fronte delle chiusure forzate, peraltro, denunciano le due Associazioni, non è seguita la predisposizione di alcun sostegno economico, come sottolinea Perlita Vallesciani, Presidente CNA Estetiste Marche: “La chiusura delle aziende regolari, nel momento in cui viene ritenuta necessaria, deve essere sostenuta con contributi economici immediati tali da poter garantire la possibilità di coprire i costi fissi e i mancati incassi. Invece la categoria non è mai stata oggetto di ristori e nel Decreto Sostegni questi contributi continuano a essere assenti. Questo rende impossibile a tantissime micro e piccole imprese di andare avanti, perché i cali di fatturato sono diventati insostenibili”.

Oltre alle difficoltà economiche, quelle procurate dal fenomeno dell’abusivismo conseguente le chiusure, che ormai sta dilagando sempre più, come ha ricordato Daniele Zucchini, Presidente Confartigianato Benessere Acconciatori Marche: “La chiusura forzata sta implementando il fenomeno, con conseguente aumento dei rischi per la salute delle persone. Operatori totalmente abusivi si presentano a casa senza alcun dispositivo di protezione e senza rispettare le misure di sicurezza che invece vengono adottate nei saloni. A tal proposito, ricordiamo che in data 18 maggio 2020 era stata concessa la riapertura anticipata di tutto il comparto dal precedente governo. Dopo aver effettuato una simulazione con le autorità sanitarie per verificare la validità delle misure, la Regione Marche era stata la prima delle regioni italiane ad accogliere le istanze del settore benessere, predisponendo un protocollo con rigide norme igienico-sanitarie da seguire, per riaprire in tutta sicurezza. Protocollo che le nostre imprese hanno sempre seguito, con il risultato che ora si trovano a essere penalizzate senza motivo”.

Stefania Pellegrini, Portavoce Acconciatori CNA Ancona ha aggiunto: “Le imprese erano già state duramente provate dalle lunghe limitazioni agli spostamenti tra comuni imposte dalle norme della zona arancione, colore che per lungo tempo ha caratterizzato anche la nostra regione, perché il rapporto con la clientela è fiduciario. I clienti vengono spesso dai comuni limitrofi, data la particolare conformazione del nostro territorio, fatto di tanti piccoli borghi. Nonostante tutto, le imprese hanno tenuto duro e sono andate avanti. Poi le chiusure forzate in zona rossa, un vero e proprio colpo di grazia per tantissimi”.

Non ci sono più risorse nemmeno per far fronte ai costi fissi, come ha ricordato Ilenia Pigliapoco, Presidente Confartigianato Benessere Estetiste Marche: “Le aziende hanno dovuto spendere cifre importanti, fra sanificazioni, dispositivi di protezione individuali, gel, igienizzanti, buste e contenitori isolanti specifici di cui hanno dovuto dotarsi. A fronte di tutto questo, non è stato mai corrisposto loro alcun indennizzo. Nonostante tutto, hanno continuato a investire di tasca propria senza modificare i prezzi al cliente. Con le chiusure forzate, però, tutto questo è divenuto insostenibile perché i fatturati e gli incassi sono crollati. Peraltro si tratta di attività per la maggior parte a conduzione femminile, con il concreto rischio di perdere ancora più imprese e posti di lavoro per le donne, dopo il crollo occupazionale subito nel 2020”. Inoltre, aggiunge Pigliapoco, “le chiusure si dimostrano ancora più insensate visto che la gestione dei clienti avviene esclusivamente su appuntamento e soprattutto con rapporto uno a uno, con adozione di tutti i dispositivi di protezione individuali: questo garantisce la sicurezza e previene qualsiasi tipo di rischio contagio”.

Poi l’intervento del Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli: “Ringraziamo per l’opportunità di confronto, come Regione Marche la nostra posizione è stata sempre una: consentire alle imprese di lavorare seguendo tutti i protocolli di sicurezza, anche laddove ci sono restrizioni importanti. Continueremo a chiedere questo al governo, nel frattempo stiamo lavorando a un provvedimento che consenta il risarcimento delle attività che non hanno potuto lavorare nelle ultime settimane e che non hanno avuto ristori in precedenza”.

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