Condannato a 3 anni di carcere Bebe Petrisor Ioniaschta, il 36enne di origini rumene che lo scorso agosto avrebbe sfogato la sua rabbia contro l'ex, dopo che questa si sarebbe tirata indietro da un rapporto sessuale chiesto con la forza. L'uomo è stato condannato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Ma la difesa ha dimostrato come l'uomo non abbia mai costretto la donna ad alcun atto sessuale e per questo specifico capo di imputazione è stato assolto. Una sentenza che arriva al termine di un procedimento con rito abbreviato, condizionato alle indagini difensive. 

Condannato anche per sequestro di persona per un episodio di maggio scorso quando il rumeno, il giorno dopo averla picchiata, si era presentato all'ospedale per riprenderla e portarla via con lui. Lei ha sempre sostenuto di non averlo mai cercato e di essere stata costretta. Eppure la difesa dell'avvocatessa anconetana ha prodotto i tabulati telefonici che dimostrerebbero come quella notte la donna avesse cercato il suo aguzzino una 50ina di volte con cellulare. Un elemento indiziario che, evidentemente, non ha convinto il Gup Paola Moscaroli. 

Fatto sta che ad agosto scorso è arrivato l'ennesimo episodio di violenza domestica in cui la vittima è stata massacrata di botte dentro casa. Una furia quella del 36enne, scagliatosi contro di lei. Prima l'ha picchiata fino a strapparle i vestiti. Poi le ha preso la testa spingendola contro una porta a vetri, andata in frantumi. Poi ha infierito su di lei a terra, ormai inerme, spaccando una sedia sulla sua schiena. Una violenza bestiale che ieri è costata una condanna al giovane rumeno, che ora resterà dove è da quell'episodio: in carcere.