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Cronaca

Fu condannato a 5 anni per stupro, assolto in Appello dopo 6 anni

La Corte D'Appello ha scagionato un 56enne accusato di violenza sessuale e condannato in sede di primo grado ma la difesa è sempre stata convinta dell'innocenza dell'imputato

Il 21 ottobre del 2009 era stato giudicato colpevole di uno stupro a danno di una ragazza. Oggi, a distanza di 6 anni, la Corte D’Appello ha scagionato A. A. B. M., 56 anni originario della Tunisia accusato di violenza sessuale e difeso dall’avvocato Stefano Drago (in foto). Secondo le accuse del tempo, il tunisino avrebbe costretto una sua conoscente anconetana ad un rapporto anale lungo le scalette che, da via Montebello, portano a via Veneto. Un incubo quello denunciato dalla ragazza agli agenti di polizia, a cui la presunta vittima si era rivolta per sporgere denuncia. I due si conoscevano perché lei e il suo fidanzato avevano messo in subaffitto una stanza della loro casa proprio al tunisino. Il 17 giugno del 2007 sarebbe successo tutto. Il presunto stupratore e la donna si erano recati in centro per fare acquisti per poi dirigersi alla fermata del bus e fare così ritorno a casa. Ma stavano perdendo la corsa e così i due si sono messi a correre, ma la ragazza avrebbe perso una ciabatta e così sono stati costretti a rallentare. Addio autobus e per temporeggiare, racconta lei ai temi dei fatti, hanno passeggiato fino a via Montebello. Si sono fermati lungo le scalette. Una sigaretta e una birra, anzi due. Lei si sarebbe addormentata tra le braccia del suo aguzzino e lì sarebbe scoppiata la furia del tunisino.Stefano Drago-3

Una vicenda che aveva portato l’imputato ad una condanna di 5 anni. Ma l’avvocato Drago è andato avanti, convinto che il suo cliente fosse stato messo in mezzo, forse, per ottenere un risarcimento economico da parte di una donna problematica e sempre in cerca di denaro. Troppe le ombre sulla vicenda. La prova? le dichiarazioni raccolte dalla Procura di Ancona della vittima a distanza di un anno quando, davanti agli inquirenti, ha raccontato tutta un’altra storia. Innanzi tutto ha dichiarato che i fatti sarebbero avvenuti un altro giorno (una settimana dopo). Poi ha negato di essersi addormentata vicino al tunisino. Poi dice testualmente «mentre stavamo andando via risalendo le scale», mentre prima aveva detto che erano per temporeggiare e ingannare il tempo. Il sandalo perso nella corsa verso la fermata del bus si era trasformato in uno zoccolo. Durante il rapporto avrebbe subito passivamente e in silenzio e solo dopo ha detto: «Guarda cosa hai fatto», mentre prima aveva dichiarato di aver urlato e tentato di divincolarsi. Tutti motivi descritti dal ricorso dell’avvocato Drago, convinto soprattutto che una violenza sessuale anale sia di per sé inverosimile nelle condizioni in cui sia stata descritta dalla donna, sottoposta anche ad una rettoscopia subito dopo i fatti. Esame da cui non sarebbero mai emersi riscontri. Dopo quasi 10 anni da quell’episodio, i giudici di secondo grado hanno ribaltato la decisione del collegio di primo grado: A. A. B. M. è innocente

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