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Cronaca Jesi

Jesi, dal 2014 ad oggi (2020) evasi 1,5 milioni di euro

I provvedimenti adottati per fronteggiare l’emergenza epidemiologica in corso hanno avuto conseguenze negative anche sull’attività di accertamento tributario

L’attività di controllo ed accertamento svolta dall’Ufficio Tributi del comune di Jesi nel corso del 2020, che ha riguardato le annualità a partire dal 2014, ha fatto emergere un milione e 562mila euro di crediti o maggiori entrate per il Comune di Jesi. L’attività di recupero delle somme non versate dai contribuenti è suddivisa tra i tributi Imu, Tasi e Tari, cioè quelli gestiti direttamente dal Comune (che portano il maggior gettito nelle casse dell’Ente) e i tributi cosiddetti minori affidati in gestione al concessionario Abaco (tassa di occupazione suolo pubblico, imposta sulla pubblicità e diritti per le pubbliche affissioni). Per quanto riguarda l’Imu (Imposta Municipale Propria) e la Tasi (Tassa sui Servizi Indivisibili), l’esito dei controlli effettuati ha prodotto circa duemila avvisi di accertamento, per un importo complessivo, al netto degli atti successivamente annullati o sospesi, di circa un milione e 240mila euro di imposte non versate, sanzioni ed interessi. Dall’attività di recupero della Tari (Tassa Rifiuti) derivano poi avvisi di accertamento per circa 143 mila euro, a seguito di controlli su dichiarazioni omesse od irregolari che hanno prodotto circa 600 provvedimenti. Le verifiche, condotte su abitazioni ed attività produttive, sono state effettuate analizzando ed incrociando dati provenienti da diverse fonti: anagrafe, camera di commercio, subentri da parte di altri utenti e così via. Inoltre, l’attività di controllo riguardante i suddetti tributi minori (tassa occupazione suole pubblico, imposta pubblicità, diritti di affissione), svolta dal concessionario Abaco ha prodotto circa 79 mila euro di somme già incassate. 

L’emergenza Coronavirus non aiuta

La somma complessiva accertata risulta in diminuzione rispetto ai dati diffusi l’anno precedente: i provvedimenti adottati per fronteggiare l’emergenza epidemiologica in corso hanno avuto conseguenze negative anche sull’attività di accertamento tributario. Si pensi, per esempio, alla sospensione dei termini prevista dal decreto-legge “Cura Italia”, alla riduzione della presenza in servizio dei dipendenti, richiesta sempre per legge al fine di evitare situazioni di assembramento, nonché alle difficoltà ed ai dubbi relativi alla notifica degli atti, superati solo nell’estate a seguito del miglioramento della situazione epidemiologica e degli appositi chiarimenti normativi. Ciò nonostante, le somme accertate risultano analoghe a quelle relative agli anni 2018 e 2017 (e perfino superiori a quelle relative al 2016), a dimostrazione del fatto che la lotta all’evasione resta un obiettivo prioritario dell’Amministrazione e degli uffici comunali.

I nuovi accertamenti “immediatamente esecutivi”

Sempre in materia di lotta all’evasione, la novità di maggior rilievo del 2020 è rappresentata dai nuovi accertamenti “immediatamente esecutivi”: la legge di bilancio 2020 ha infatti previsto che gli avvisi di accertamento emessi dai Comuni, in assenza di pagamento entro 60 giorni, diventino titolo esecutivo per le successive procedure di recupero forzoso, senza la necessità che tali procedure siano precedute da cartelle esattoriali o ingiunzioni fiscali. Il Servizio Tributi ha conseguentemente aggiornato prassi di lavoro e contenuti degli avvisi di accertamento, al fine di dare esecuzione alle novità normative. Resta ferma la facoltà, per i contribuenti in difficoltà destinatari di avvisi di accertamento, di chiedere la rateizzazione prevista dall’apposito regolamento comunale, recentemente modificato ampliando il numero di rate in caso di debiti superiori a 6mila euro.

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