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Cronaca

Cna: Massimiliano Santini: «Tempo scaduto. Abbiamo bisogno di liquidità, aprire ai Confidi»

Una lunga lettera aperta alla politica e alle istituzioni finanziarie: «c'è assoluto bisogno di una catena di comando chiara, coerente e univoca, ancorata ai valori democratici e al dettato costituzionale»

Arriva forte e chiaro l'appello del direttore Cna Massimiliano Santini alla politica e alle istituzioni finanziarie: «Questo è un appello. Alla politica, alle istituzioni e a tutti gli stakeholder del credito e della finanza. Abbiamo bisogno di ossigeno. E ne abbiamo bisogno subito. Siamo allarmati per la crescente mancanza di liquidità delle imprese, poiché nelle centinaia di telefonate che stiamo facendo per essere vicini ai nostri associati, oltre il 30% di loro ci dicono in maniera molto esplicita che la situazione è diventata ormai insostenibile. Ad oggi il Decreto "Cura Italia" ha preannunciato a più riprese misure spendibili sul piano della liquidità aziendale, ovvero moratoria di sei mesi e fondi di garanzia per nuove pratiche, ma nei fatti nel primo caso ci si è imbattuti spesso nell'impreparazione di alcuni Istituti di credito e nel secondo caso la CNA ha dovuto far intervenire il suo confidi di riferimento "Uni.co." per assistere alle imprese con consulenza mirata.

Il ricorso al Confidi come soggetto garante, ma anche erogante, oggi pare quanto mai necessario per recuperare quel margine di manovra nella liquidità, che si sta riducendo ogni giorno che passa, in assenza o forte contrazione nell'operatività aziendale. Abbiamo rilevato purtroppo tanti casi in cui alle legittime richieste delle imprese per far fronte ai debiti commerciali da saldare, le banche si sono attenute spesso ad un rigore procedurale e meritocratico che riteniamo deprecabile, poiché in evidente controtendenza rispetto alla direzione auspicata anche dal Governo, ovvero alimentare attraverso i loro canali il tentativo di innestare una politica monetaria espansiva, per fronteggiare la fase contingente in attesa della ripresa. Se togliamo l'ossigeno alle imprese, muore tutta la nostra economia».

Presgue Santini: «Nel lavoro quotidiano che svolgiamo emerge chiaramente come fra le imprese ci sia un forte senso di responsabilità, in particolar modo verso la forza lavoro. Ma il problema è comune: non c'è più tempo. L'attività imprenditoriale, sia artigiana sia della piccola industria vive di numerosissime collaborazioni concatenate. Se viene meno questo tessuto, siamo tutti più deboli e fragili. Ogni giorno lavoriamo per migliorare metodo e merito delle misure che andremo a proporre al Governo, facendo attenzione a non ripetere gli errori commessi fino a oggi. Al netto dell'imprevedibilità del fenomeno al quale stiamo assistendo, è bene precisare infatti che non saranno sufficienti misere indennità peraltro non ancora elargite, non accetteremo meri interventi tampone fiscali e contributivi, ma sarà necessario cogliere l'occasione per avviare una riforma complessiva e strutturale, contrasteremo le permanenti farraginosità procedurali in ogni ambito a partire dal credito, chiederemo il potenziamento dei fondi e il rispetto delle semplificazioni annunciate nell'accesso agli istituti di integrazione salariale, solleciteremo il ricorso ai canali ufficiali senza creare confusione con annunci e documentazioni smentite o rivisitate. L'Italia sta vivendo una fase di estrema emergenza e c'è assoluto bisogno di una catena di comando chiara, coerente e univoca, ancorata ai valori democratici e al dettato costituzionale. Il rischio è quello che inizi a serpeggiare il virus del caos, con effetti devastanti per la convivenza civile e il tessuto sociale del Paese. Alle banche chiediamo di non contribuire ad aggravare la gigantesca crisi, negando al sistema produttivo l'accesso al credito indispensabile anche per far fronte ai pagamenti in scadenza». 

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