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Cronaca

L'untore agli arresti domiciliari, la Procura chiede il riesame: «Pinti non va scarcerato»

La Procura generale di Ancona ha deciso di fare appello in Tribunale del riesame, ritenendo che l'uomo deve rimanere in carcere dove può essere curato

La Procura generale di Ancona ha fatto appello al tribunale del riesame riguardo il caso dell'untore Claudio Pinti, a cui nelle scorse ore sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il 38enne di Montecarotto, condannato a 16 anni di carcere per omicidio volontario e lesioni gravissime, potrà infatti lasciare il carcere di Rebibbia e raggiungere il suo appartamento per scontare i domiciliari.

La Corte di Assise di Appello, dopo tre istanze, ha accolto la richiesta della difesa di concedere a Claudio Pinti i domiciliari, scelta dettata anche dalle condizioni di salute dell'uomo, definite incompatibili con il regime carcerario. Una decisione che ha creato sgomento all'ex compagna Romina Scaloni, che ha deciso di esternare la sua rabbia con un video postato sul suo profilo Facebook. A distanza di poche ore la Procura generale di Ancona ha deciso però di fare appello in Tribunale del riesame, ritenendo che l'uomo deve rimanere in carcere dove può essere curato. Il riesame avrà dieci giorni per scegliere se confermare la misura dei domiciliari oppure accettare la richiesta della Procura per far tornare l'untore in cella. 

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