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Cronaca

«La specie protetta diventeremo noi», 300 agricoltori lanciano l'allarme cinghiali

Flash mob davanti la sede della Regione Marche. Coldiretti chiede misure per il contenimento dei danni provocati dai cinghiali. Silvetti (Parco Conero): «Valutiamo di allargare i confini di intervento»

Cinghiali, danni e paura. Gli agricoltori dicono “basta” e si riuniscono in flash mob davanti alla sede della Regione Marche (GUARDA IL VIDEO). Circa 300 di loro hanno lasciato i campi in trebbiatura per salire a bordo dei pullman e raggiungere Palazzo Raffaello. «Inutile lavorare- dicono. Perché i campi sono già arati dai cinghiali». Magliette e cappelli gialle, bandiere ma soprattutto maschere di carta raffiguranti il volto di un cinghiale e tanti cartelli. Due, in particolare, spiegano la rabbia: “La specie protetta diventeremo noi” e “ogni notte un incubo”. L'ncubo in questione è quello di vedere da un momento all’altro vanificato un anno di lavoro con il 15 o 20% di raccolto in fumo, situazione dovuta proprio alle scorribande di cinghiali. Scorribande che, soprattutto negli ultimi tempi, si sono verificate anche in centri abitati, causando incidenti stradali, e perfino sulle spiagge della riviera del Conero

Gli agricoltori

Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche, ha quantificato i danni in mezzo milione ogni anno: «Probabilmente sottostimati- spiega- perché le lungaggini burocratiche portano alcuni  agricoltori a non chiederli neppure i risarcimenti». Poi ha sintetizzato in punti la richiesta alle istituzioni: «Oggi godiamo di una buona normativa, le Marche vengono anche prese come riferimento, il problema sta  nell’applicabilità degli strumenti» spiega la Gardoni. Le richieste partono dall’adozione di uno statuto unico per gli Ambiti Territoriali di Caccia, che gestiscono controlli e attività venatoria, ma puntano anche a un cambio di vertice degli stessi Atc: «I dirigenti sono in carica da decenni e non è mai cambiato nulla» aggiunge la presidente Coldiretti Marche. Altre richieste sono quelle di un censimento dei cinghiali sul territorio, da affidare a società esterne, per poi procedere ad un piano di abbattimento e selezione ritenuto congruo. Infine, il coinvolgimento maggiore di polizia provinciale e carabinieri forestali nei controlli. A sostegno dei manifestanti anche l’associazione Gruppi di Ricerca Ecologica delle Marche: «Siamo contrari all’abbattimento incontrollato, ma d’accordo al vaccino immuno-contraccettivo per la sterilizzazione» spiega la presidente Angela Gambella. 

Le istituzioni

Presente anche Daniele Silvetti, presidente dell’Ente Parco del Conero: «Oltre ai 50 selettori con carabina appostati nei 6mila ettari del Parco prevediamo anche 14 “intrappolatori”, ai quali se ne aggiungeranno 50 entro settembre- spiega Silvetti- con l’Ordine dei veterinari stiamo improntando un protocollo d’intesa per la sterilizzazione delle femmine e come consiglio direttivo vautiamo la possibilità di ampliare le aree contigue al Parco, in modo da poter dare risposte anche nelle zone urbane dove i cinghiali sono sempre più presenti». Mirco Carloni, vicepresidente della Regione: «Nel 2020 sono stati 665 gli incidenti causati dalla fauna selvatica. Ci sono poi possibili risvolti di carattere sanitario legati all’eventuale ingresso sul territorio nazionale della peste suina. Vigileremo sull’operato di tutti a partire dagli ATC per una maggiore operatività e coordinamento. Siamo inoltre convinti che occorra a livello nazionale da parte dei Ministeri competenti una modifica della Legge 157 per adeguare l’elenco dei soggetti che possono concorrere agli interventi di contenimento e controllo sulla scia dei più recenti orientamenti della Corte Costituzionale: è fondamentale intervenire in maniera efficace sulla situazione dei Corpi/Servizi di vigilanza venatoria in ragione delle notevoli incertezze create dalla Riforma Del Rio in materia di riordino delle province.  Quel che è certo – ha concluso il vicepresidente - è che non possiamo più consentire che persone muoiano sulla strada per la presenza di ungulati».

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