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Cronaca Agugliano

Omicidio di Agugliano, chiesti 16 anni per Maria Andrada

Si è tenuta ieri l'udienza Gup in cui la Procura di Ancona ha formalmente chiesto la condanna dell'indagata a 16 anni di carcere per l'omicidio del marito, trovato morto nella sua casa al centro di Agugliano

Avrebbe ucciso approfittando della condizione di inferiorità del marito Dimitru Bordea che, il 3 marzo scorso, era in casa, appoggiato al tavolo, appannato dall'alcool e rilassato dalla musica dello stereo. Per questo ieri la pubblica accusa ha chiesto la condanna a 16 anni di carcere per la moglie Maria Andrada, accusata di omicidio volontario e difesa dagli avvocati Jacopo Saccomani (in foto) e Alessio Stacchiotti. Un'accusa su cui pesano anche diverse aggravanti. Tra queste, appunto, la minorata condizione della vittima. Il pm Giovanna Lebboroni non ha dubbi: la donna ha affondato 6 coltellate al petto e al collo della vittima approfittando di una condizione di superiorità e cogliendo il marito di sorpresa. Poi c'è l'aggravante del rapporto coniugale tra i due. Attenuanti generiche? Non se ne parla. La Andrada ha dimostrato di essere fredda e lucida nel tentativo di depistare le indagini e preparare la sua fuga in Romania.

CONTESTO. L'unica cosa di cui ha tenuto conto l'accusa nel formulare la richiesta di pena è il contesto familiare, messo alla prova dalla perdita del lavoro dei due genitori. Le indagini hanno fatto emergere un quadro desolante. Quella che viveva a pochi passi dalla piazzetta di Agugliano, in via Cesare Battisti 1, era una famiglia logorata dalle difficili condizioni di vita, a cui lui, Dimitru, non avvocato Saccomani-2era riuscito a far fronte. Avrebbe cominciato a abusare dell'alcool, tanto da essere condannato in passato per guida in stato di ebrezza. Sempre più lontano dal ruolo di marito amorevole e ormai svestitosi dai panni di padre amorevole per le sue due bambine, oggi parti offese al processo e rappresentate dagli avvocati Francesco Nucera ed Eleonora Tagliabue.

DIFESA. Ed è proprio questo contesto, ambientale e familiare, che non ha mai convinto la difesa, decisa nel dimostrare come le cose non siano andate come sostenuto dall'accusa. Non c'è stata alcuna condizione di inferiorità. Anzi, la Andrada avrebbe lottato col marito violento prima di affondare quelle coltellate al petto e al collo. Per la difesa la Andrada ha ucciso a seguito di una colluttazione. Lo dice anche la relazione del medico legale Andrea Mancini che, nella sua controperizia, sottolinea come le ferite abbiano angolature molto differenti, lasciando intendere che i fendenti siano arrivati da posizioni diverse in vari momenti, come in una lotta. Una perizia depositata ieri aula, insieme ad una relazione della psichiatra Francesca Bozzi, convinta che la 26enne rumena abbia agito con un vizio parziale di mente dovuto proprio al clima di esasperazione. Alla luce di tutto questo ieri la difesa ha chiesto al Giudice la derubricazione del reato in omicidio colposo e l'attenuante delle condizioni psicologiche della vittima al momento del reato. 

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