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Dalle mensole di carta ai furti tra detenuti: dentro una cella di Montacuto

Il "fai da te", la routine e i problemi quotidiani nel principale carcere anconetano. Oggi il sopralluogo dell'Osservatorio Nazionale Aiga sulle Carceri

ANCONA - Mensole di cartone, alcune anche decorate ma resistenti al punto da reggere il peso di una pentola. La frutta conservata vicino alla finestra, in modo tale da mantenerla fresca. La carta da parati sui tre lati (non c'è nella parte della finestra) disegnata a mattoncini è in grado di filtrare l’umidità. Sempre con il cartone, vengono ricavati dei portabicchieri dove gli stessi sono impilati: basta sfilarne uno da sotto ed è già pronto quello successivo. E’ il fai-da-te nel carcere di Montacuto, uno spaccato di quotidianità e routine. Il sovraffollamento ha reso necessaria una redistribuzione degli spazi. Chiara Gasparini, Giordano Gagliardini e Celeste Riera, avvocati dell’Osservatorio Nazionale Aiga sulle Carceri, hanno effettuato stamattina un sopralluogo nel carcere anconetano. L’iniziativa porterà l'Aiga a visitare tutte gli istituti di pena italiani. «Abbiamo parlato con un detenuto, ma solo di passaggio- ha spiegato Giordano Gagliardini- ci ha colpito l’organizzazione propria di chi è costretto a stare qua dentro e si ingegna per rendere la vita migliore possibile». 

Sovraffollamento

«Il problema del sovraffollamento ovviamente c’è- spiega Chiara Gasparini- ci sono percentuali evidenti di questa criticità. La struttura è riuscita a gestirla dopo i ricorsi al Tribunale di Sorveglianza. Gli spazi sono stati redistribuiti in modo da renderli calpestabili a norma. Noi siamo entrati anche nelle sezioni ad alta scurezza, in una delle celle è stata tolta una brandina ed è stato apposto un tavolo di dimensioni più ridotte, in modo che lo spazio comune usufruibile rispettasse le normative. Gli stessi spazi sono gestiti ad orario e questo riesce a tenere il problema sotto controllo». In passato si sono infatti verificati episodi di autolesionismo e risse. «Come carcere è carente proprio negli spazi- spiega l’avvocato Riera- quelli che erano dedicati ad attività ludiche sono stati riorganizzati per gestire la pandemia. Le attività non mancano comunque, anzi si stanno ampliando con un vigneto e un uliveto».

Personale

C’è poi la carenza di personale: «Il comandante della Pentenziaria ci ha spiegato che è il principale problema, si riesce a gestire ma è la criticità primaria» continua Celeste Riera. Sulle strutture: «Quelli che sono i lavori di straordinaria manutenzione vengono gestiti dall’esterno su autorizzazione, quella ordinaria degli spazi interni è fatta invece dai detenuti stessi» spiega ancora Gagliardini. Da migliorare: «Sicuramente l’uso degli spazi comuni- aggiunge la Gasparini- c’è una rigidità di orari poco flessbile, soprattutto nell’area di alta sicurezza. I detenuti sono chiusi in celle da 5 posti, in alcuni casi da 2, e possono fruire degli spazi comuni solo un paio d’ore nel pomeriggio. Il controllo, visto l’organico ridotto di personale, non permette di sorvegliare alcune stanze quando sono libere».

Furti in cella

Capita infatti che alcuni detenuti rinunciano alle ore di svago per restare in cella, se l’abbandonano subiscono dei furti come del caffè o dello zucchero. Succede perché la cella deve necessariamente rimanere aperta nelle ore di svago, ma il personale non riesce quantitativamente a garantire i controlli». 
 

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