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Cronaca

Cannabis light, commerciati e agricoltori chiedono chiarezza

Iniziativa dei Radicali Marche per fare il punto della situazione sul giro di vite delle forze dell’ordine sugli store della foglia a punte

«Ci auguriamo una regolamentazione chiara perché vogliamo capire come muoverci. Tanti hanno invistito tempo, fatica e migliaia di euro e sono allarmati perché non si capisce cosa succederà». A parlare è Diego Bravi, titolare di uno store di cannabis light a Monsano e a Jesi. Parla dalla conferenza stampa organizzata dai Radicali delle Marche e dalla cellula Luca Coscioni Ancona  rispetto alle operazioni delle Procure di Ancona e di Macerata con sequestri di merce, denunce e, in un caso, anche l'arresto di uno commerciante. Una situazione che riguarda un po' tutta Italia a dar retta a Lorenzetti Simonetti, avvocato del Foro di Roma e legale di Bravi e di fiducia di vari operatori che lavorano nel mondo della canapa a basso tasso di thc. Reso possibile, in sostanza, da un vuoto normativo. La legge 242 del 2016 che disciplina la coltivazione e la filiera della canapa ma non cita le infiorescenze che, secondo lo stesso Ministero delle Politiche Agricole, rientrano nel settore florovivaistico.

E il Consiglio Superiore della Sanità? «A oggi c'è una grande confusione – ha detto Simonetti – e lo stesso documento del Css, una raccomandazione, non una legge, fa riferimento a vecchi testi superati dalla letteratura scientifica sul tema. Per altro quel documento, datato aprile, è uscito adesso all'attenzione dell'opinione pubblica. Dopo la circolare ministeriale che chiariva alcuni punti. In realtà occorre essere più chiari. Noi giriamo l'Italia per difendere persone accusate di spaccio di stupefacenti». Alla manifestazione hanno preso parte anche Luca Merola, imprenditore e fondatore di EasyJoint, Enzo Gravina e Mattia Morbidoni, segretario e tesoriere dei Radicali Marche, e Renato Biondini della Cellula Luca Coscioni. «Nonostante le parole del ministro non ci sembra che le forze dell'ordine siano sulla stessa linea – ha detto Gravina – perché sono partiti sequestri in molti negozi. Quello che è accaduto è che da quando è stata approvata la legge sono nati molte attività, è nata una filiera che genera ricchezza. Non eravamo convinti della sua riuscita perché senza thc eravamo conviti che sarebbe rimasto il mercato nero. Ci sbagliavamo». 

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