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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

La cannabis non era light, tremano gli shop: perquisizioni e sequestri tra Macerata e Ancona

Si chiude un'indagine su una catena di vendita della così detta cannabis light dietro la quale si celava un vero e proprio giro di spaccio di droga, proprio nel giorno in cui il CSS si è espresso sulla pericolosità della vendita dei prodotti negli shop

Tutto questo all'indomani del no da parte del Consiglio Superiore di Sanità alla vendita della ‘Cannabis Light’, la varietà di canapa a basso contenuto di Thc disponibile sul libero mercato dallo scorso anno. Secondo l’organo consultivo del ministero della Salute infatti, “la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può essere esclusa“, in particolare su alcuni soggetti come anziani, madri in allattamento o persone con patologie particolari. Per questo, nel rispondere al parere richiesto a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute, il Consiglio Superiore di Sanità raccomanda “che siano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti“.

La motivazione: rischi non ancora studiati, accumolo Thc a basse concentrazioni non è trascurabile

Secondo il CSS, “La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (sono di 0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla legge, ndr) non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine”. Il Css sottolinea che degli effetti di tali sostanze su alcuni soggetti si sappia ancora troppo poco perché “non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come ‘sicura’ e ‘priva di effetti collaterali’ si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)”.

Canapa industriale, non si possono produrre infiorescenze

In un secondo quesito posto dal segretariato generale del ministero della Salute, veniva richiesto se la possibilità di produzione della cannabis light fosse conforme con le autorizzazioni necessarie per la coltivazione della Canapa industriale.  Su questo punto il Css ritiene che “tra le finalità della coltivazione della canapa industriale” previste dalla legge 242/2016 – quella che ha ‘aperto’ al commercio, oggi fiorente, della cannabis light – “non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione“.

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