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Cronaca

Marche: assistenza ai disabili senza regole, la protesta del terzo settore

Comuni, associazioni, utenti, operatori. Tutti uniti in un grido di protesta contro la Regione, che da 7 mesi è sorda alle loro istanze. Si chiedono garanzie sull'assistenza socio-sanitaria per soggetti non autosufficienti

Come sempre, nel periodo di crisi economica, i primi a fare le spese della mancanza di fondi sono sempre le fasce più deboli. A testimoniarlo è la mobilitazione di 60 organizzazioni del terzo settore (associazioni di volontari, utenti , cooperative, operatori), a cui si sono uniti 5 comuni (Jesi, Falconara, Senigallia, Ascoli Piceno, Maiolati Spontini) e la provincia di Fermo. Un'unione che promuove la campagna “Trasparenza e diritti per la regolamentazione dei servizi sanitari  e applicazione dei Lea nelle Marche”. L'iniziativa è stata resa nota in conferenza stampa. Hanno parlato Samuele Animali (Antigone), Fabio Ragaini (Gruppo solidarietà), Roberto Frollini, Daniele Gigli (Educatore, operatore e membro Anep Marche) e Giuseppe Buondonno (assessore alle politiche sociali per la provincia di Fermo).

Il problema è che, a livello regionale, non c'è una regolamentazione dell'accesso ai servizi socio-sanitari, per quel che riguarda quelle persone colpite da patologie, che le rende non autosufficienti: psichiatrici, disabili, anziani, malati. Questa mancanza di regolamentazione crea difficoltà per 12.000 utenti in tutta la regione nell'accesso ai servizi, nelle regole di funzionamento, nelle figure professionali. Ma soprattutto due problemi due problemi di discriminazione nel funzionamento del servizio. Il primo è il fatto che si vengono a creare delle strutture che non garantiscono il livello di servizi adeguati per quel determinato disagio. Ad esempio potrebbe aprire un centro per disabili con patologie gravi, ma dove si vengono a creare strutture e servizi per disabili con patologie meno gravi. Il secondo problema sono le rette a carico degli utenti e la mancata definizione della quota a carico dei servizi sanitari e sociali. Infatti con la mancata applicazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), la Regione non rispetterebbe il suo obbligo di partecipazione ai finanziamenti del sistema sanitario obbligatorio per questi utenti. La palla passerebbe alle varie Asur territoriali e ai Comuni che, in modo differente da territorio a territorio, concerterebbero di volta in volta le percentuali di partecipazione economica. Ad esempio in caso di strutture per gravi disabilità, la Regione dovrebbe coprire il 70% delle spese ma, non essendo garantiti i Lea, quelle diventano spese a carico dei Comuni o addirittura gli utenti stessi o le loro famiglie, che si troverebbero a dover sborsare cifre che si aggirano tra i 50 e i 100 euro al giorno. A testimoniarlo è proprio Fabio Ragaini che ha detto che, ad oggi, una stessa struttura per disabili, a Pesaro potrebbe avere circa 360 minuti al giorno di servizio per 162 euro giornaliere, mentre ad Ancona 142 minuti per 171 euro al giorno. Cifre su cui, lo hanno detto chiaramente, si rischia la speculazione: “La mancata applicazione dei Lea è funzionale per non assumere oneri finanziari che la regione dovrebbe assumere” ha ribadito Ragaini.

Per questo stamane in conferenza stampa i relatori della campagna hanno lanciato l'allarme: il rischio del venire meno del diritto alla salute e dei diritti umani fondamentali per alcune persone. Diritti umani che, proprio nella nostra Costituzione, vengono prima dello Stato, che deve far in modo che siano rispettati. Si pensi che, tra gli utenti di queste prestazioni socio-sanitarie, ci sono anche persone che non potrebbero esprimersi senza alcuni servizi. Dopo 7 mesi di silenzio della Regione, le 60 organizzazioni chiedono una risposta, ma soprattutto: applicazione dei Lea,  definizione degli aspetti normativi e regolamentati in maniera omogenea, una soluzione partecipata con tutte le rappresentanze del settore, equità nella gestione delle risorse. Proprio stamattina ai promotori della campagna “Trasparenza e Diritti” è arrivata una mail della Regione che apre al dialogo. E' solo l'inizio.

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