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Cronaca

Gelato, un grande business che non si scioglie anche nella provincia di Ancona

Un obiettivo ragionevolmente raggiungibile nel 2019 per il giro d’affari del gelato artigianale italiano

Tre miliardi di euro di fatturato complessivo. Una chimera appena qualche anno fa. Un obiettivo ragionevolmente raggiungibile nel 2019 per il giro d’affari del gelato artigianale italiano. Tanto più se l’estate sarà lunga e in grado di far impennare i consumi trainando la produzione e di conseguenza il fatturato verso, e magari oltre, il muro dei tre miliardi. A stimarlo un’indagine di Cna Agroalimentare condotta tra gli iscritti alla Confederazione.

Il fatturato mondiale del gelato artigianale è di circa 17 miliardi di euro. Centomila sono le gelaterie specializzate aperte da un capo all’altro del pianeta. Cinquecentomila gli addetti. Una crescita continua negli ultimi anni, favorita dalla patente di prodotto salutare (ovviamente se realizzato con materie prime di qualità e attento a eventuali intolleranze e allergie) da mangiare tutto l’anno e a tutte le ore del giorno, anche come sostituto di un pasto. L’Europa continua a primeggiare in questo settore con nove miliardi di giro d’affari e l’Italia è in cima al podio, con circa 10mila gelaterie specializzate. Dando uno sguardo alla situazione nella provincia di Ancona, Cna rileva 188 gelaterie (tra produzione e vendita), con un totale di 767 addetti. La crescita in valore di questo mercato viaggia ormai a un ritmo del 10% annuo. Facile immaginare l’impatto sulla filiera agro-alimentare, grazie all’acquisto di latte, zucchero, frutta fresca e altri prodotti, spesso eccellenze tricolori, quali il pistacchio di Bronte e le nocciole di Piemonte, Lazio e Campania, le mandorle siciliane e i limoni delle Costiere sorrentina e amalfitana. E anche l’indotto è da primato: dalla produzione di macchine per realizzare gelati a quella delle vetrine. I gusti tipici continuano a determinare il successo del gelato artigianale. Rispetto a qualche anno fa a fare la differenza è la qualità della materia prima. Per dire, nessun artigiano spaccerà più per pistacchio certi prodotti indecifrabili color verde fosforescente che dominavano le vetrine fino a qualche anno fa.

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