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Rincari e bollette, i commercianti annaspano: «Andiamo a fondo come i sottomarini»

Bar, pescherie, toelettature e non solo: sono centinaia gli anconetani che devono fronteggiare il caro bollette. Un tour tra i negozi e le attività del centro città

ANCONA - Piscine "in apnea" con il caro bollette. Ma a soffrire sono la maggior parte delle attività anconetane, tra cui negozi, bar, toelettature e pescherie. Alcuni operatori provano ad alzare leggermente i prezzi per far fronte alle spese, altri tengono duro ma è difficile sopravvivere se, come dicono alcuni commercianti «si naviga a vista». La struttura Passetto ha ricevuto importi record: «La bolletta del gas della piscina del Passetto riferita al mese di gennaio si aggira sui 21mila euro. A fronte degli 8mila che pagavamo prima normalmente. Per quanto riguarda la luce siamo sugli 11mila euro di gennaio, prima le bollette erano di circa 3mila euro al mese». Così il gestore Igor Pace. 

«Il problema – prosegue – è che adesso con la crisi in Ucraina la situazione è ancora più critica. Il gas è arrivato a prezzi stellari e la guerra non può che peggiorare le cose». Il Comune di Ancona si è messo a disposizione e «ci sta supportando con i vari fornitori per garantire una dilazione delle spese». Le istituzioni «hanno capito che siamo operatori diversi, più fragili rispetto ad altri. Non tutti i Comuni hanno questa sensibilità». Intanto «si attendono aiuti concreti dal Governo». La fotografia delle piscine è quella di maxi strutture che ancora soffrono delle entrate contingentate per l’emergenza pandemica «a fronte di un abbassamento dei ricavi di oltre il 50% con un aumento dei costi».  

Gli operatori del centro alle prese con il caro bollette

«Se continuiamo così si rischia di andare a fondo come i sottomarini – dice Margherita Ballatore della pescheria Delfino 2 in corso Amendola – L’ultima bolletta del 10 febbraio ammonta a 591 euro. Prima arrivavamo a 300 euro al mese. Consideriamo che questo è l’importo da pagare di un solo mese e siamo aperti mezza giornata. Come fosse un part time». L'attività è a conduzione familiare e hanno deciso di non aumentare i prezzi di pesce e preparati: «Già la clientela è ristretta, non possiamo permetterci di perdere le persone. Alla fine del mese, tra affitto e tutto, abbiamo trecento euro in meno. È un fattore che pesa».

Per limitare i consumi della luce accende «una sola fila di luci» e «il bancone che non può restare nell'oscurità per ovvi motivi». Francesca Biancini di Quattro zampe in città, nota toelettatura in piazza Malatesta, ha dovuto a malincuore aumentare le tariffe. «A gennaio ho speso sui 210 euro di bolletta, l’anno scorso arrivavo appena a 150. Poi ha influito un aumento dell’affitto del locale e altri fattori che, aimè, mi hanno portato a dover aumentare i prezzi, dai 3 ai 5 euro in più per shampoo e tagli. È stata una cosa graduale».  Spera in un «miracolo dall’alto» Gabriele De Scandi del bar Officina 68 in corso Mazzini: «Questo mese siamo arrivati a 1200 euro di bolletta, prima non arrivavamo a 700 euro. Ancora non ho aumentato i prezzi e vorrei davvero che si trovasse in fretta una soluzione». Anche il caffè Diana lungo il viale della Vittoria ha dovuto fronteggiare alcune problematiche con il caro bollette: «Consideriamo circa mille euro al mese in più. Siamo a tremila euro al mese contro i duemila e duecento di media degli scorsi periodi – spiega il titolare Luigi De Matteis – a febbraio abbiamo aumentato il caffè ad un euro e 10 centesimi. Noi capiamo perfettamente il disappunto del cliente e gli aumenti che non giovano a nessuno. Da quanto è entrato in vigore l’euro fino al 2021 il caffè è sempre costato un euro. È il primo aumento in tanti anni».

Oltre al caro bollette c'è poi il tema della desertificazione del centro: «C’è l’aumento delle materie prime - sbotta Rossana Subiaco del negozio Capellomania in corso Garibaldi -  i clienti spendono meno ma c’è anche il problema che le persone si sono disabituate a venire in centro città. È questo uno dei problemi che ci affligge. Finché non si darà nuova linfa alla zona la vedo dura riprendere il commercio come una volta». Prosegue la commerciante: «Qui davanti al negozio sono la prima a spazzare la strada e a tenere pulito. Ma ad un certo punto deve pensarci anche l’amministrazione. I posaceneri e le panchine marroni sono ridotte malissimo, piene di ruggine e nessuno si siede lì. Inoltre è pieno di guano dei piccioni e dei gabbiani». 

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