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Cronaca

La scuola non ha un piano personalizzato, genitori ricorrono al Tar: «Fate ripetere l'anno a nostra figlia»

I genitori hanno fatto sempre valere come non si sarebbe mai dovuti arrivare alla bocciatura della figlia perché sarebbe dovuta essere la scuola a predisporre fin dall’inizio un Piano didattico personalizzato

La scuola non redige un piano scolastico personalizzato per lei, bimba di 6 anni con evidenti e certificate difficoltà di apprendimento. Così, alla fine dell’anno, i genitori chiedono che la figlia ripeta la prima elementare come unica via per offrirle un contesto scolastico in linea con le sue abilità e di evitare al massimo gli stress adattivi. Nulla da fare. Per la scuola di Civitanova Marche lei è promossa e i genitori ricorrono al Tar che, con una sentenza del 19 ottobre scorso, ha rigettato la richiesta. Fra pochi giorni la piccola tornerà a scuola per frequentare la seconda elementare mentre i legali stanno già predisponendo la via del Consiglio di Stato. 

I fatti 

“L’alunna mostra scarsa autonomia sociale ed operativa ed un comportamento generalmente caratterizzato da instabilità emotiva ed immaturità. Presenta difficoltà di attenzione ed il ritmo di apprendimento non sempre è adeguato all’età”. Così veniva descritta la bimba nel documento di valutazione finale della scuola dell’infanzia ed è stata così presa in carico da delle specialiste in neuropsicomotricità e in logopedia. A maggio scorso, in prossimità degli scrutini, gli specialisti avevano suggerito al consiglio di istituto di far ripetere l’anno alla alunna, non certo come forma punitiva, semmai per farle recuperare un gap educativo accumulato nell’anno precedente. Alla fine è arrivata la decisione della scuola: promossa, puntando sul fatto che la piccola avesse comunque centrato parziali apprendimenti per i quali, veniva semplicemente consigliato un generico recupero nel periodo estivo. Da Annalisa Marinelli-2qui il ricorso dei genitori attraverso l’avvocato anconetano Annalisa Marinelli (foto a sinistra) che, dal canto suo, ha fatto sempre valere come i familiari non sarebbero mai dovuti neppure arrivare a chiedere la bocciatura della figlia perché sarebbe dovuta essere la scuola a predisporre fin dall’inizio dell’anno un Piano didattico personalizzato arrivato soltanto ad aprile, a meno di mesi dalla fine dell’anno scolastico. Tanto che di fronte a quella decisione inaspettata, i genitori sono rivolti anche alla psicologa e psicoterapeuta Barbara Montisci (foto a destra) che, dopo un’approfondita indagine diagnostica in un centro specializzato, si è trovata di fronte ad “un quadro di severa Barbara Montisci-2immaturità della abilità di base per l'acquisizione degli apprendimenti scolastici (lettura, scrittura, ortografia e calcolo logico e procedurale) in una bambina con debolezza neuropsicologica generalizzata, immaturità emotiva e disturbo d'attenzione con iperattività”. Insomma un problema serio per la bimba per cui anche la Montisci aveva suggerito il ritorno in prima elementare insieme ad percorso riabilitativo. «Risulta evidente come il consiglio di classe abbia omesso di valutare nella sua globalità la particolare situazione dell’alunna, pur avendo la famiglia offerto un supporto specialistico alle insegnati che, viceversa, non è stato preso e valutato neppure in termini di impatto emotivo - ha spiegato l’avvocato Annalisa Marinelli - A tal proposito avevamo depositato il parere della dottoressa Barbara Montisci la quale contestava categoricamente le motivazioni con cui le insegnanti criticavano la proposta di far ripete la prima elementare». Quali? Secondo la scuola farle ripetere l’anno avrebbe comportato “di farle perdere tutto ciò che in questo mesi, sia dal punto di vista didattico sia dal punto di vista relazionale e dell’autostima che aveva fino a quel momento “conquistato faticosamente”. «Ci chiediamo - prosegue la Marinelli - come possa quindi la bambina affrontare le sfide educative e formative della seconda e quale programma didattico possa aiutarla a recuperare due anni in uno».

La sentenza

Nella decisione della giustizia amministrativa si sottolinea come “la bocciatura non avrebbe garantito il recupero sperato in relazione alle difficoltà dell’allieva, mentre l’allontanamento dal contesto scolastico nel quale, seppur a fatica, la stessa si era inserita, avrebbe rischiato di farle perdere anche le competenze sino a quel momento acquisite. Inoltre la soluzione della bocciatura è stata proposta da due professioniste private e in ogni caso la scuola, nell’ambito della discrezionalità che le è propria, non era comunque tenuta ad uniformarsi al consiglio degli specialisti”. Tenuto conto di questo e del parziale raggiungimento degli obiettivi programmati e al legame costruito dalla minore con alcuni compagni e con le insegnanti, il Tar ha rigettato la richiesta della famiglia. Sentenza di fronte alla quale l’avvocato Marinelli ha già espresso tutta l’intenzione di proseguire con il Consiglio di Stato. 

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