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Cronaca

Ricominciò daccapo dopo il terremoto del '97, oggi è l'unica attività commerciale in paese

Nel frattempo il sindaco Luca Giuseppetti ha incontrato i commercianti del comune con i quali ha fatto il punto della situazione, in attesa del decreto del governo, per capire come ripartire

«Con tutti gli abitanti lungo la costa e noi rimasti in 4 gatti come vuoi vivere qui? Si vive male perché in un attimo qui finisce la vita del paese. Qualcuno non vuole riaprire perché ha paura e io mi ritrovo da solo a Caldarola. E’ come stare in mezzo al deserto». E’ questa la paura di Stefano Perucci, titolare della gelateria "Da Savé”, l’unica attività commerciale operativa di Caldarola dopo il terremoto del 30 ottobre. Il terrore più grande per chi è rimasto a lì, nella cittadina maceratese, non è l’inerzia. In qualche modo si ripartirà. La paura riguarda i tempi e i luoghi in cui ricominciare, con le case, il lavoro e le scuole. La paura vera è che passi troppo tempo, abbastanza perché non si torni più indietro, perché Caldarola, che oggi è una cittadina fantasma, non torni più la comunità di prima. Le cose cambiano dopo certe cose e Perucci lo sa bene. «Siamo stati già terremotati nel 1997 quando il nostro bar era in piazza. In quel caso ci mandarono via e ci trasferimmo in questa sede, all’ingresso del centro storico. Noi non abbiamo avuto problemi perché la struttura è antisismica, ma adesso mi trovo ad essere l’unica attività operativa. Non ci sta più nessuno».

Nel frattempo il sindaco Luca Giuseppetti ha incontrato i commercianti del comune con i quali ha fatto il punto della situazione, in attesa del decreto del governo, per capire come ripartire. Il punto cruciale è la scuola. Ma servono subito i moduli, sia per la scuola che abitativi perché da sola la scuola potrebbe non bastare. «Avendo trasferito gli sfollati a Grottammare o addirittura ad Alba Adriatica in Abruzzo, se non arrivano presto i moduli si rischia che tante famiglie iscrivano i figli laggiù - ha detto il barista - A qual punto sarà difficile tornare indietro e si rischia che qui non torna più nessuno». 

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