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Cronaca

L'odissea del Bar del Duomo, materie prime alle stelle. Il gestore: «Non me la sento, prezzi troppo alti»

I costi per l'avvio del cantiere del Bar del Duomo sono quasi raddoppiati. L'inflazione mette i bastoni tra le ruote al restyling di uno dei luoghi più belli della città

ANCONA - Non c'è pace per il Bar del Duomo. La rinascita di uno dei luoghi più belli della città è appesa alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime derivanti dall'inflazione. Una situazione che tiene il gestore Antonio Ambrosio, già titolare del ristorante Il Giardino, col fiato sospeso. E nell'impossiboliotà di incaricare la ditta per il restyling della struttura. Infatti i rincari sulle materie prime hanno fatto lievitare i preventivi di quasi il doppio. «Siamo arrivati intorno ai 400 mila euro, improponibile» dice Ambrosio, che si vede costretto ad aspettare che la bolla dell’inflazione si sgonfi. «Pago regolarmente l’affitto, ma non posso andare avanti col cantiere - spiega -. Al momento sono in trattativa con una ditta che ha fatto grossi lavori di ristrutturazione in città, vediamo se si riesce a trovare un accordo». Ma l’altro problema riguarda l’oscillazione dei prezzi. «Nel caso dovessi dare il via libera all’ordine dei materiali - ribadisce il ristoratore - potrebbero esserci delle sorprese alla consegna». Infatti nei mesi che intercorrono tra la richiesta dei materiali e la consegna il prezzo potrebbe cambiare ulteriormente, e quindi far salire ancora i costi. 

Prezzi alle stelle

Tra le materie prime ad aver subito i rincari più significativi ci sarebbe anche il vetro. «Per quindici metri di veranda, quella che si affaccia sul mare del porto, mi ci vogliono più di 100 mila euro - racconta Ambrosio - questo è il prezzo per la vetrata fronte mare. A queste condizioni non me la sento». Per ora il ristoratore preferisce prendersi del tempo per riflettere, anche se il tempo scorre e gli affitti pure. «Come da accordo con il Comune di Ancona pago 1.300 euro al mese - dice Ambrosio - purtroppo sono soldi che sto spendendo senza poterli recuperare. Anche perchè il Bar, una volta ultimato, avrà una capienza di 50 posti. Se ne avessi avuti di più, avrei anche potuto pensare di fare un investimento fuori budget, ma con la consapevolezza che una volta avviata l’attività si sarebbe potuto rientrare. Così, invece, a conti fatti, non è possibile fare un piano di rientro». Quindi tutto fermo.

L'Odissea

E’ veramente un’Odissea quella che sta vivendo la rinascita del Bar Del Duomo. Tutto è cominciato ormai nove anni fa quando Ambrosio subentra alla vecchia società che gestiva il locale. Ma ancora prima di dare il via ai lavori di ristrutturazione arriva la prima bega: il diniego da parte della Provincia di una sanatoria per la veranda che stava lì da almeno 30 anni. Poi, quando finalmente viene demolita e possono iniziare i lavori nel maggio del 2016, ecco che durante i sondaggi richiesti dalla Soprintendenza affiorano i resti di un’antica chiesa del XIII secolo. La Soprintendenza mette i paletti: per riaprire occorre traslare in un’area attigua la costruzione del locale bar-ristorante. Ambrosio corre ai ripari. Cambia il progetto iniziale e fa prevedere due locali separati, con altrettanti accessi. Progetto accettato. Ma a questo punto l’imprenditore chiede una concessione di 25 anni per rientrare delle spese lievitate vertiginosamente, contro i 12 previsti dal bando iniziale. Un’altra attesa che finalmente sembra concludersi a luglio 2022, quando la giunta comunale ha accettato le condizioni di Ambrosio. Ma quando arriva il contratto per la concessione, arriva anche la sorpresa: una clausola darebbe la possibilità al Comune di rientrare in possesso della struttura in qualsiasi momento. Tutto da rifare. La clausola viene tolta. Ma nel frattempo scoppia l’inflazione e il rincaro dei prezzi sulle materie prime. La storia del Bar del Duomo è veramente infinita.

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