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Cronaca

Rapine agli uffici postali, banda sgominata dalla Mobile

Sceglievano con cura uffici postali periferici, vicino ad arterie stradali, per garantirsi una rapida fuga, ed agivano o di mattina presto o all'ora di chiusura, armati di taglierino e pistola

Sceglievano con cura uffici postali periferici, vicino ad arterie stradali, per garantirsi una rapida fuga, ed agivano o di mattina presto o all’ora di chiusura, armati di taglierino e pistola (nel caso la situazione necessitasse di metodi più “convincenti”). A sgominare la banda ci ha pensato la Squadra Mobile di Ancona, diretta da Giorgio Di Munno. Sono tre i fermi di polizia giudiziaria, a carico di tre cittadini catanesi, i fratelli E.V. (46 anni) e S.G.V. (44 anni), entrambi residenti da anni a Santa Maria Nuova, e R.A. (44 anni) che invece faceva il “pendolare” tra Catania e Ancona spostandosi in occasione delle rapine.

Le indagini della Mobile sono partite il 4 ottobre scorso a Torrette, dopo che l’intervento degli agenti aveva sventato una rapina che era sul punto di essere compiuta. Da quel fatto gli inquirenti sono risaliti agli indagati e hanno attribuito loro almeno altre due rapine precedenti. La prima, quella effettuata il 26 maggio all’ufficio postale di via Fausto Coppi a Jesi, attorno all’ora di chiusura mattutina: i malviventi si sono presentati alle 13 e 15, hanno ottenuto la chiave della cassaforte dalla direttrice (sotto minaccia delle armi) e sono riusciti a fuggire con circa 3mila euro. Il secondo episodio è accaduto a Candia, il 19 giugno, stesso modus operandi, orario diverso: questa volta la banda è entrata in azione alle 7 e 50, poco prima dell’orario di apertura, e dopo un blitz di 20 minuti ripreso dalle telecamere a circuito chiuso hanno incassato un bottino di 28mila euro e si sono dati alla fuga.

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In tutte le azioni il gruppo si spostava usando una Fiat Uno rubata (per cui è scattata anche l’accusa di ricettazione) e usava i due fratelli come “pali”, mentre entrava in azione chi non era conosciuto nel territorio. Le indagini sono state coordinate dal pm Rosario Lioniello, che ha richiesto la misura cautelare accolta dal Gip Cimini; altre ipotesi di reato sono al vaglio degli inquirenti e nel mirino della Procura ci sarebbero altri potenziali sospetti.

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