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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Baby gang e microcriminalità, guardare oltre Daspo e telecamere: «Prevenire il rischio emulazione»

L’avvocato Milo Sabbatini, esperto di reati minorili, è tornato sul tema prendendo in esame gli ultimi sviluppi

ANCONA- I trentasei provvedimenti di Daspo emessi dalla Questura (in particolare) nei confronti di giovani protagonisti a vario titolo di episodi di microcriminalità, un centro storico sempre più blindato tra videosorveglianza e forze di polizia, la volontà da parte delle autorità di debellare il problema delle baby gang in città. Secondo l’avvocato anconetano Milo Sabbatini, esperto di reati minorili, questi punti cardine sono e saranno sicuramente utili nella battaglia intrapresa ma per intervenire in modo capillare servirà anche un altro approccio:

«Telecamere, intervento delle autorità, sorveglianza attiva sono tutti deterrenti utili ma non sono misure, a mio parere, idonee a stoppare il fenomeno nel suo percorso di crescita. La risonanza mediatica che hanno avuto il bullismo, la microcriminalità, le cosiddette baby gang stanno spingendo sempre più ragazzini ad entrare in questa sorta di circolo vizioso secondo il quale l’emulazione è frequente. Serve un programma educativo che agisca alla base, che scardini queste mini-associazioni che si vengono a creare in città, nelle scuole ma sostanzialmente ovunque, portatrici di messaggi sbagliati. Il problema, oggi, è di natura culturale e va risolto a cominciare dalle piccole cose».

Ecco perché, a livello giudiziario, si tende perlopiù a garantire una funzione rieducativa della pena piuttosto che punitiva: «La pena rieducativa è diventata la priorità. Anche negli avvocati emerge questa tendenza a collaborare sin dall’inizio perché la messa alla prova rappresenta un importante punto cardine della nostra giurisprudenza. Capire l’errore, ammetterlo, tornare sulla buona strada sono tutti elementi che il giudice apprezza e tiene conto. Gli spunti culturali possono emergere anche da questa strada». Sui provvedimenti intrapresi, infine: «La Questura si è trovata obbligata a scendere in campo vista la rilevanza del problema, non poteva rimanere inerme. I provvedimenti di Daspo sono più vicini alla natura amministrativa che quella penale ma sono ugualmente utili in certe situazioni. Il centro è maggiormente interessato dalle pattuglie, l’attenzione è massima ma ripeto, serve intervenire in modo capillare e non solo frontale».

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