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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
Cronaca

Vende al marito l'auto per non farsela pignorare, coppia condannata per simulazione di atto

Tre mesi sono stati inflitti dal tribunale di Ancona ad una osimana di 54 anni e ad un anconetano di 56 anni. La donna aveva un debito con una società di falegnameria ereditato dal padre defunto 

ANCONA – Le stavano per portare via l'auto, una Fiat 500, pignorata per il mancato pagamento di un debito ad una società di falegnameria ed edilizia ma lei, una donna di 54 anni, osimana, avrebbe venduto il veicolo al marito, prima che l'atto andasse in esecuzione. Per l'accusa era stato uno stratagemma per salvare un bene di sua proprietà, una simulazione di un atto quindi, che ha portato in tribunale sia lei che il coniuge, 56 anni, anconetano. La società che avanzava il debito si è costituita parte civile con l'avvocato Riccardo Leonardi e il 5 aprile scorso ha ottenuto il pagamento di una provvisionale di 10mila euro. Moglie e marito sono stati condannati a tre mesi dalla giudice 
Alessandra Alessandroni (per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice).. 
La singolare vicenda giudiziaria è iniziata quando l'osimana, pur dovendo corrispondere alla società, un srl in liquidazione, in virtù dell’accettazione dell’eredità paterna, una somma di denaro. Per sottrarsi all’adempimento degli obblighi nascenti dal provvedimento dell’autorità giudiziaria avrebbe venduto a suo marito la propria autovettura, al fine di ridurre le proprie garanzie patrimoniali e, quindi, evitare che il bene venisse sottoposto ad esecuzione forzata.
Immediatamente dopo aver ricevuto la notifica del pignoramento (e, quindi, ritirato l’avviso di ricevimento da cui emergeva chiaramente l’avvenuta notifica di un atto giudiziario), la Fiat 500 di cui era proprietaria sarebbe stata simulatamente trasferita al coniuge, già proprietario di altra autovettura, al prezzo di 9mila euro, ma per l'accusa mai corrisposti.
La natura simulata dell’atto di compravendita sarebbe stata accertata in sede civile.

Dopo aver posto in essere l’atto di disposizione, l’imputata continuava ad utilizzare regolarmente il mezzo. La giudice ha condannato la coppia anche a 516 euro di multa.
 

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