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Cronaca

Attentato a Stoccolma, l'odissea di un'anconetana per tornare a casa: «Città surreale»

«Era una situazione surreale perché non ho mai visto tutte quelle persone riempire la città a piedi, seppur senza mai perdere la calma» ha raccontato un giovane architetto anconetano

Sirene spiegate di polizia e ambulanze come non si sentono mai nella capitale del Nord Europa e che hanno attirato l'attenzione di tutti, anche la sua. Poi l'sms del marito che l'avvisava del pericolo. «E’ stato come vivere in un film. Incredibile per chi come me è arrivata qui da una realtà di provinica fino ad una città pacifica come questa e scoprire di aver subito un attentato. Non ci credo ancora». Parla così Francesca Marini, archietetto 33enne di Ancona residente da un anno e mezzo a Stoccolma, la capitale svedese sotto attacco dopo che un camion è piombato sulla folla in una delle principali strade pedonali, Drottninggaten. Secondo testimoni ci sono delle vittime. Polizia e vigili del fuoco hanno evacuato la zona. Stoccolma è una città blindata. 

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Impossibile prendere la solita metro, off limits per chiunque e presidiata dalle forze di Polizia. Meglio evitare i taxi, imbottigliati nelle arterie principali della città. Per questo non è stato facile il ritorno a casa per l’architetto dorico che, nella paura di cosa l’aspettasse fuori dal suo studio, è dovuta partire a piedi dal luogo di lavoro, da HornStull a ovest dell’isola di Sodermalm, a pochi chilometri a sud del luogo dell’attentato. Da lì si è diretta a sud, allontanandosi più possibile dal luogo della paura per poi andare ad est verso casa. In tutto due ore attraverso la città gettata nel terrore di un attacco islamista. «Ero in compagnia di una collega che, per fortuna, doveva fare la mia stesso percorso. A metà strada ho incontrato mio marito - prosegue Francesca - Poi sono andata a piedi fino a casa, a est della città. Era pieno di polizia, era tutto bloccato perché comunque nessuno ha potuto prendere la metropolitana e chi ha usato i mezzi pubblici è rimasto imbottigliato nelle strade di Stoccolma. Ma mentre tornavo a casa mi ha colpito il fiume di gente che si è riversata in strada tra le sirene e i lampeggianti che riempivano le strade. Era una situazione surreale perché non ho mai visto tutte quelle persone riempire la città a piedi, seppur senza mai perdere la calma. Ma questo fa parte del carattere degli svedesi, mi ha fatto piacere vedere come, anche di fronte al peggio, questa città ha reagito con razionalità. Non ho paura». 

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