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Cronaca

Parigi sotto attacco, le testimonianze degli anconetani

Sono tanti gli anconetani di Parigi. Molti di loro stanno affollando in queste ore gli aeroporti per tornare a casa, con la volontà di terminare le vacanze prima del previsto e allontanarsi dal pericolo di nuovi attentati

Chi per lavoro, chi per studio, chi in vacanza. E un filo teso, tra Ancona e Parigi, di quanti hanno tentato, alla notizia degli attacchi terroristici allo Stade de France, al Bataclan, al ristorante e nei paraggi dell'XI Arrondissement, di mettersi in contatto con un parente, un amico alla ricerca di un cenno di vita, di un semplice "tutto ok", magari scritto sui social network, e tirare un sospiro di sollievo. Sono tanti gli anconetani di Parigi. Molti di loro stanno affollando in queste ore gli aeroporti per tornare a casa. Con la volontà di terminare le vacanze prima del previsto. Con il desiderio di allontanarsi il più possibile dal pericolo di nuovi attentati. 

«Ieri alle 19 ero con due amici non troppo lontano dalla zona delle sparatorie – racconta Riccardo Milani, 37 anni, originario di Camerano, che a Parigi vive e lavora da tre anni – Poi fortunatamente sono tornato a casa. Io abito nel 14°, quindi abbastanza lontano dalle zone colpite. Quando è stato sferrato il primo attacco era in metro. Ieri sera molte persone, amici e conoscenti, si sono chiusi in casa, come consigliato dalla Prefettura e dal sindaco di Parigi. Per tutta la serata le ambulanze e i pompieri sono passati a gran velocità sotto casa mia. Stamattina l'aria è surreale: nessuno per strada, pochissime auto che circolano». «Ci è stato consigliato di non uscire dal quartiere - gli fa eco la moglie Francesca D'Ambrosio, anconetana di 38 anni, a Parigi da 8 - mentre il quartiere della sparatoria è bloccato. Così come sette stazioni della metro, le scuole, teatri, cinema. Due attacchi così in 10 mesi... la rabbia è tanta».

Ma è a Parigi anche la giornalista Manuela Pino, collaboratrice del Corriere Adriatico. In vacanza con il fidanzato a trovare due amici, anche loro di Falconara, che vivono nella capitale francese, la Pino ieri sera doveva andare a mangiare proprio nel quartiere delle sparatorie. «Poi per fortuna – racconta – il ristorante che avevamo scelto era tutto pieno e così abbiamo ripiegato per un locale dalle parti di Notre Dame». 

Dalle parti di Notre Dame anche la 26enne anconetana Elisabetta Baldassini, studentessa di Scienze Politiche. "A un certo punto abbiamo sentito delle sirene – racconta – la gente ha iniziato a rincasare velocemente. I bar hanno chiuso. Le stazioni della metro, pure. In 20 minuti a piedi sono arrivata a casa ed ho ospitato un'amica che avrebbe dovuto fare parecchia strada per rincasare. Parecchie persone hanno fatto così con i loro amici. Sapevo di due amici che erano allo Stade de France per la partita tra Francia e Germania. A fatica ma sono riusciti a tornare a casa sani e salvi. Adesso stiamo seguendo le news per capire cosa succede e cosa dobbiamo fare».

Ha anticipato, anche se di poche ore, il suo ritorno la studentessa e guida turistica di Montemarciano Chiara Staffolani. La 31enne aveva scelto Parigi a Budapest perché sembrava la meta più tranquilla ma così non è stato: «Io sono alloggiata nel 20° e il mio appartamento è a 3 chilometri dal Bataclan e a poco più da tutti gli altri punti terroristici - ci racconta la ragazza ormai in dirittura di ritorno in Italia - Abbiamo sentito per ore le sirene della Polizia e dell'ambulanza mentre la notte ho seguito la vicenda al teleconono con i miei genitori e con i messaggi degli amici. Quando è scoppiato il caosaveva appena finito di cenare e ho avuto paura di non poter tornare a casa anche se il consolato italiano qui in Francia mi aveva rassicurato».

Io sono a casa di amici a place d'Italia, mentre a pochi metri da casa mia si è consumato il massacro di Rue De Charonne - racconta nella notte Diego Marcucci, architetto anconetano di 29 anni che da 4 anni vive e lavora a Parigi - Da qui ci siamo resi conto che internet non funzionava più, poi degli amici ci hanno contattato per informarci e dirci di non muoverci. Ambulanze e volanti infinite. Secondo me hanno preso di mira luoghi di ritrovo giovanile del venerdì sera, quasi più intenso del sabato. Tutta la zona a est di République e Bastille è densissima di bar. Vado a letto con l'angoscia perchè la Francia non merita tutto questo».

Ha ancora addosso la paura Camilla, 28 anni è di Falconara e insegna inglese in una scuola a Parigie stamattina ci ha raccontato: «Ero in un bar nella zona di Menilmontant e appena sentito della situazione sono partita a piedi con le persone con cui ero verso casa, siamo passati per zone periferiche e viuzze anonime per evitare di dare nell'occhio. Una volta nella zona di Jaurès si sentiva molto lo stato di allerta, sirene polizia e pompieri dovunque, macchine in coda per uscire dal centro parigino. Pochissime persone a piedi e molti taxi. Tutt’ora si sentono le sirene fin da casa mia nonostante io sia oltre le porte di Parigi. Ho avuto paura ma ho cercato di no farmi prender dal panico. Credi di averne ancora di paura».

Sta tornando anche il funzionario di banca Davide Paolinelli: «Quando sono uscito siamo stati circa un'ora a cercare un taxi perché ci hanno detto che molte strade erano bloccate e i taxi passavano con il contagocce. Alla fine tutto ok. Tra un pó parto vs l'aeroporto perché oggi ho il volo di ritorno. Spero nn ci siano troppi disagi».

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