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Cronaca

Attentato sulla Rambla, le testimonianze degli anconetani a Barcellona: asserragliati in casa

La quasi totalità di loro stasera resterà in casa e chi potrà lo farà anche domani e nei prossimi giorni, evitando così una festa di quartiere che stasera avrebbe richiamato migliaia di persone

Tanti gli anconetani presenti a Barcellona, dove oggi intorno alle 17 un furgone bianco si è gettato sulla folla sulle Ramblas, le strade commerciali del centro città falciando la folla che passeggiava nell'area pedonale all'altezza di Piazza Catalunya. Un attentato terroristico che, secondo quanto riportato dalla rete radio iberica 'Cadena Ser’, ha provocato 13 morti e 50 feriti di cui 10 gravi. La quasi totalità di loro stasera resterà in casa e chi potrà lo farà anche domani e nei prossimi giorni, evitando così il Festival di strada di Gràcia, una festa di quartiere che stasera avrebbe richiamato migliaia di persone. 

«Ovviamente stasera non usciamo, domani io lavoro però sto pensando di rimanere a casa per prevenire situazioni spiacevoli». Parla così Marco Giammarchi, ingegnere di 26enne anconetano ma da anni residente a Barcellona. «Per fortuna quando è successo il fatto eravamo tutti a casa, a pochi chilometri dalla Rambla, e ci siamo resi conto solo quando abbiamo cominciato a ricevere dei messaggi da parte di amici e cari che ci chiedevano se andasse tutto bene. Abbiamo acceso il telegiornale e abbiamo scoperto quello che era successo. Mi sono anche stupito del fatto che poi mi sono affacciato da casa e ho visto come il traffico fosse il solito». E’ forse eccessivo parlare di paura per Marco, ma per sicurezza stasera starà a casa insieme alla sua fidanzata, Valentina Ruberto, istruttrice di ginnastica artistica di Ancona, arrivata a Barcellona per trascorrere le ferie con il suo Marco. «Io ero a casa quando una mia amica da Ancona mi ha girato l’articolo di un giornale on line, sono rimasta choccata perché stamattina ero lì, sulla Rambla, poteva succedere in qualsiasi momento e io potevo essere lì. Stasera non ci muoviamo di casa e il primo pensiero sono stati i viveri, però siamo a posto, stiamo bene a casa e sono tranquilla, anche se sentiamo un continuo di sirene di ambulanze e polizia». Con Marco ci abita un altro anconetano, Francesco Agostinacchio che fa il rappresentante di prodotti farmaceutici e ha detto: «Stasera saremmo dovuti andare alla festa di Gràcia ma eviteremo perché mi sale l’ansia se penso che oggi saremmo potuti essere lì, sul luogo dell’attentato. Invece noi per fortuna eravamo dentro casa dopo essere tornati ieri da una vacanza. Adesso il comune di Barcellona invita tutti a chiudersi dentro casa ed è quello che farò fino a lunedì quando finiscono le ferie».

A Barcellona c’era anche Marco Anselmi, cuoco anconetano che vive lì da 9 mesi. In questi giorni, causa malattia, non è andato all'Oria, ristorante dell'hotel Monument che è un 5 stelle della Passeig de Gràcia, parallela della Rambla distante oltre un chilometro dal punto dove è avvenuto l'attentato. «Siamo a casa al sicuro e stiamo seguendo con apprensione le notizie dalla tv e dai social – racconta Marco – stasera di sicuro non si esce. Vivo da nove mesi a Barcellona e l'ho sempre trovata una città sicura. La polizia è sempre presente anche con agenti in tenuta antisommossa. La mia abitazione è vicino alla  Sagrada Família. Ci passo davanti ogni volta che vado al lavoro e devo ammettere che, con tutti gli attentati che ci sono stati in Europa, il pensiero di un ipotetico attacco in questo luogo, ma anche sulla stessa Rambla, viene».

Ha dovuto fare un giro diverso dal solito per tornare a casa Michele Gidoni, 33enne anconetano che fa il consulente d’azienda per una startup. Quando è uscito dal suo ufficio, vicino alla Sagrada Familia, ha fatto un giro più largo e farsi mezz’ora a piedi per evitare il centro storico. «Posso dire che la città è vuota, i mezzi pubblici sono scarsi, hanno chiuso le metro e si sentono le sirene delle ambulanze della polizia dovunque. Sono sul chi va là ed è una situazione surreale, non è la solita Barcellona. Stasera starò a casa poi domani vediamo». Michele vive queste cose con preoccupazione verso il futuro perché lui era a Bruxelles quando ci furono gli attentati nel marzo 2016 e riflette: «Da quella volta Bruxelles è un po’ cambiata e sinceramente spero tanto di non vedere più cose di questo genere perché poi assistiamo a città militarizzate, emerge la paura che è quello che vogliono questi disperati e la paura non deve vincere in una città accogliente e solare come Barcellona».

Attentato a Barcellona: è strage sulla Rambla

«Io ero in spiaggia e non ho avuto grossi problemi per tornare a casa però hanno bloccato diverse strade ed è un continuo di ambulanze, polizia ed elicotteri» ha detto Sara Bolognini, 35 anni fotografa anconetana che da 3 mesi vive a Barcellona, «Sono tornata a casa tranquillamente però in questo momento non mi va di uscire, domani spero di poter andare a lavorare tranquillamente. Non ho paura però c’è dell’apprensione, sento la tensione. Sarei andata alla festa di Gràcia ma eviterò, stasera si sta a casa tranquilli». 

Non ha paura Alessandro Defranco, 29 anni ingegnere anconetano trapiantato a Barcellona da un anno e mezzo per cui «Alle 5 ero uscito dal lavoro e sono tornato a casa tranquillamente però sotto casa mia c’è molta polizia e ci sono palazzi presidiati dagli agenti in tenuta antisommossa. Sarei dovuto andare alla festa de Gràcia ma starò a cena a casa con un po’ amici in modo molto tranquillo. Io la vivo tranquillamente perché tanto in una grande città al giorno d’oggi possono succedere anche queste cose e dobbiamo essere preparati. Chiaro che mi ha colpito questo attentato ma non ho paura, anche perché se abbiamo paura faremmo il loro gioco». 

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