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Cronaca

Gestivano la prostituzione tra Ancona e Senigallia: stroncate due bande rivali

Gestivano tutto: reclutamento delle ragazze, appartamenti in affitto, servizio "taxi", assegnazione del tratto di strada. Alcune giovani erano sfruttate, altre attive collaboratrici che guadagnavano fino a 500 euro al giorno

Due organizzazioni dagli ingranaggi perfettamente oliati, capaci di occuparsi dello sfruttamento della prostituzione in tutte le sue componenti: reperimento delle ragazze, appartamenti in affitto, servizio "taxi", assegnazione del tratto di statale (la Sedici) "giusto" e, ovviamente, pagamento del "pizzo" (50 euro a sera, ma con tanto di giorno libero settimanale). Questa l'intricata matassa criminale sbrogliata dalle forze dell'ordine di Ancona (Squadra Mobile) e Senigallia (Compagnia dei Carabinieri e Commissariato), con il coordinamento della Procura della Repubblica di Ancona. Un'indagine che ha portato all'arresto di 7 persone e alla denuncia di altre 29, fra cittadini italiani - fra cui residenti ad Ancona e nel senigalliese - albanesi e romeni.

I GRUPPI CRIMINALI erano due, entrati prima in contrasto tra loro nel tentativo di assicurarsi il monopolio sul territorio compreso fra Ancona Nord (da Falconara) fino alle porte di Senigallia, e il controllo esclusivo della prostituzione lungo la Statale 16; e infine giunte ad una sorta di "armistizio" per non crearsi problemi a vicenda e dividersi le zone.
I Carabinieri della Compagnia di Senigallia, agli ordini del comandante Lorenzo Marinaccio, hanno messo in manette due fratelli di origine campana, D'A. R. (27 anni) e D'A. A. (36 anni), fulcro del gruppo italiano, e denunciato a vario titolo altre 14 persone.
La Mobile di Ancona, diretta da Giorgio Di Munno, ha invece decapitato il gruppo albanese-romeno, a partire dal capo banda, l'appena 26enne E. X., passando per il suo braccio destro, una donna, A. S., cittadina romena 22enne, che oltre ad esercitare l'attività di prostituzione era "l'ape regina" di una squadra di 26 ragazze cui assegnava la postazione lungo la strada, prelevava il pizzo di 50 euro (al giorno) e forniva, all'occorrenza, la disponibilità del suo appartamento per i clienti più desiderosi di riservatezza. Arrestati anche V.M., 37enne romena, e L.V., albanese di 32 anni. Quindici, invece, le denuncie scattate dalla Questura.
A finire ai domiciliari, infine, anche il "tassista" dell'organizzazione, l'anconetano S.L., 56 anni, che oltre a garantire gli spostamenti delle ragazze segnalava la presenza delle forze dell'ordine sulla strada o l'arrivo sul territorio di ragazze "non autorizzate".

LE INDAGINI. Le indagini risalgono al dicembre del 2013, quando ai Carabinieri di Senigallia venne denunciata un'aggressione consumata in un pub del posto. Il denunciante altri non era se non uno dei capi degli "italiani", D'A. R., che era stato aggredito dal capo rivale, l'albanese E. X., perché le due organizzazioni si stavano ormai pestando i piedi a vicenda.
L'italiano - senza ovviamente svelare i retroscena della questione - sperava forse così di "aizzare" le forze dell'ordine contro i rivali e toglierseli di mezzo, ma non aveva calcolato che sia i Carabinieri che la Polizia stavano ricostruendo da mesi l'organigramma dello sfruttamento della prostituzione tra Falconara, Senigallia, Marzocca e Montemarciano.
Nel frattempo fra le due fazioni viene decisa una tregua per garantire a tutti di proseguire in pace con le proprie attività criminali ma la Procura, raccogliendo i due bandoli delle matasse, dà il via al coordinamento delle due forze dell'ordine, che agendo sinergicamente in poco tempo individuano e stroncano le due organizzazioni.

LE RAGAZZE. Il fulcro delle organizzazioni erano, ovviamente, le ragazze. A partire dalle tre giovani che intrattenevano una relazione sentimentale con i tre capi delle bande (i due italiani e l'albanese) fino alle altre giovani, reclutate con efficienza e celerità dalla Romania: mentre alcune di esse, purtroppo, erano state portate in Italia con l'inganno e qui sfruttate, molte altre - come hanno ammesso direttamente alle forze dell'ordine - avevano un attivo ruolo di compartecipazione e nessuna intenzione di smettere di esercitare l'attività di prostituzione, vista non come un impegno a  tempo indeterminato ma una professione talmente redditizia (parliamo anche di 500 euro al giorno a ragazza) che aveva permesso loro - poco più che ventenni - di comprarsi casa, auto, e inviare regolarmente capitali in patria. Le prestazioni andavano dai 50 ai 150 euro.

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